Due anni fa il lockdown, Durand lo psicologo: "Un Ferragosto in pieno marzo. Ci ha cambiati"
di Redazione
"Siamo stati costretti a un "dentro", abbiamo dovuto negoziare con noi stessi fra ansia e "andrà tutto bene". E attenti a dire che è finita"
Lo psicologo Francesco Durand, consigliere dell'Ordine, è intervenuto stamani alla Diretta Live di Telenord per raccontare il suo punto di vista sui due anni dal lockdown. "Si potrebbe dire che fu come un lungo Ferragosto in pieno marzo. Qualcosa che portò spaesamento, incertezza, che cambiò le nostre abitudini. Certo, una cosa che ci ha destabilizzato. Abbiamo dovuto imparare a negoziare con noi stessi, con i familiari, divisi fra una crescente ansietà e "andrà tutto bene". Siamo stati costretti a un "dentro" quando eravamo abituati a "fuori", a vivere la nostra socialità all'esterno. Particolarmente dura per gli estroversi, gli introversi se la sono cavata meglio".
Quello che tutto questo ha comportato è oggetto ora di studi. "Nell'ambito familiare la convivenza forzata e prolungata ha portato tanti problemi, all'aunento dell'ansia e della depressione. I nostri dati in Liguria ricalcano sostanzialmente quelli nazionali, gli studi stranieri. Uguali le linee: disturbi della personalità, disagi giovanili, disturbi del sonno, eccetera...".
C'è stato anche chi, è vero, ha reagito all'isolamento all'interno nella propria casa. "Da comportamento casuale a necessità: questo da un lato ha aumentato certe fragilità. Ma dall'altro ci ha consentito di ridare importanza ai legami affettivi. All'intimità sicura".
Anche le cure hanno dovuto adattarsi alla nuova realtà. "Dalle sedute in presenza siamo passati all'online. Io e i miei colleghi eravamo scettici, siamo rimasti sorpresi: ha funzionato, ha dato buoni frutti. L'uso della tecnologia, che è aumentato considerevolmente, in generale ha modificato il concetto di distanza/vicinanza. E questo ha portato effetti diversi a seconda delle personalità. Qui sicuramente le difficoltà maggiori sono state per gli adulti, che hanno faticato a trovare l'aspetto positivo del cambiamento. I giovani erano già abituato a servirsene, e semmai il problema sta in quelli che ne hanno abusato. Penso soprattutto ai bambini; è fondamentale la vigilanza dei genitori, che devono affiancare i ragazzi e spiegare loro che una cosa è il computer, un'altra faccenda è una passeggiata nel parco".
Le prospettive oggi, sotto tanti aspetti, sembrano diverse da allora. Tuttavia, c'è un rischio. "Pensare che sia finita. Altre volte in questi due anni abbiamo avuto questa illusione, e poi il ritorno alla realtà è stato pesante. Quindi, attenzione"
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