"Due amiche, una villa...", la family story firmata da Lilia e Fabio Capocaccia
di Paolo Lingua
La presentazione lunedì alle ore 18 alla Feltrinelli di Genova
Due fratelli, lei alle soglie dei 90 anni e lui prossimo agli 86, esponenti di una famiglia che ha avuto ruoli professionali e pubblici di primo piano nel corso dell’ultimo mezzo secolo, decidono, anche per lasciare una testimonianza a una discendenza patriarcale di oltre cinquanta tra figli, nipoti e pronipoti, di scrivere una “family story” che raccoglie, sempre con Genova come epicentro, oltre due secoli, dall’inizio del’Ottocento ai giorni nostri.
Questo in sintesi è quanto è narrato nel libro riccamente illustrato “Due amiche, una villa…” (Erga, edizioni), scritto a quattro mani da Lilia e Fabio Capocaccia. Lilia - che è la moglie di Bruno Orsini protagonista della vita politica italiana del dopoguerra parlamentare e più volte sottosegretario in molti governi – laureata in scienze naturali è stata direttore del Museo di Storia Naturale di Genova, settore nel quale ha ricoperto incarichi nazionali. E’ stata anche presidente del Parco di Portofino. Il fratello Fabio, ingegnere, professore universitario alla facoltà di Ingegneria di Genova, ha lavorato alla Olivetti e presso aziende del gruppo Iri; ha inoltre ricoperto incarichi di vertice nel Porto di Genova per vent’anni. Attualmente è presidente dell’Istituto Internazionale delle Comunicazioni.
Il racconto, steso a quattro mani e a capitoli alterni dai due fratelli, ha un suo centro di gravità e riguarda dall’inizio del racconto, come del resto spiega il titolo, due donne, molto singolari, che sono le bisnonne degli autori e che sono la radice d’una “great family” che ha trovato la sua dimensione in una villa che è tutt’ora ben solida nel cuore di Albaro. Sono Jenny Odero (1838 – 1922) e di Costanza Casella (1841 – 1932), amiche e divenute poi consuocere Jenny Odero era figlia di Paolo Odero, imprenditore e sindaco di Genova; Costanza Casella, anche lei di famiglia borghese e benestante era compagna di scuola di Jenny. Le dure amiche diciottenni presero parte a un veglione di Capodanno del 1858 alla Villa dello Zarbino, di proprietà dello zio di Costanza.
C’erano molti patrioti che sognavano l’unità d’Italia. La festa terminò con la prima esecuzione assoluta dell’Inno di Garibaldi (“Si scopron le tombe si levano i morti…) he Garibaldi aveva commissionato a Luigi Mercantini, presente alla serata, e che fu eseguito al pianoforte dalla moglie di Mercantini. Jenny con la famiglia abitava a Villa Odero (quella che ancora oggi svetta in Albaro e dove risiede una parte della famiglia): Aveva due fratelli quasi ciechi e riuscì a contattare uno dei maggiori oculisti italiani, Alessandro Quadri, napoletano, figlio di Giovanni Battista Quadri, il vero padre della oculistica italiana. Jenny se ne innamorò, lo sposò e si trasferì Napoli.
A sua volta, l’amica Costanza sposò alcuni anni dopo Enrico Giglioli, zoologo professore all’Università di Firenze dove la coppia va a vivere. Nonostante le distanze le due amiche continuano a frequentarsi e a tenere vivo il loro rapporto Genova diventerà il loro appuntamento in occasione delle visite del prof. Giglioli al Museo di Storia Naturale di Genova. Accadrà così che Gino, figlio di Jenny, sposerà Vera figlia di Costanza, un matrimonio che segnerà il ritorno a Genova e il decollo di una nuova “family story” nella Villa Odero, che Paolo, padre di Jenny, aveva acquistato negli anni Quaranta del XIX secolo. Jenny torna a Genova perché il marito Alessandro Quadri, che diventa celebre in Italia e all’estero, per i primi interventi di cataratta, muore di colera e si stabilisce a Villa Odero.
Non meno interessante è la vicenda della figlia di Costanza Casella, Vera Giglioli, il cui padre fu uno studioso di zoologia di livello internazionale e protagonista di un viaggio quasi leggendario interno al mondo con la nave “Magenta”per ricerche scientifiche nel 1864. Dal viaggio, per molti aspetti avventuroso, Giglioli, che sarà cattedrattico a Firenze e presidente di enti scientifici, porterà documenti di grande importanza scientifica sia sul piano zoologico, sia su quello vegetale: sarà un punto di riferimento per la pronipote Lilia destinata alla direzione del Museo di Storia Naturale di Genova.
Lilia e Fabio a questo punto raccontano la loro infanzia a Villa Odero che è quasi un sito magico e fantastico e il loro rapporto con i nonni, in particolare con Gino Quadri, il marito di Vera, medico affascinante, studioso ma anche generoso nella sua attività nei confronti di tutti, con una forte sensibilità solidaristica. Gino Quadri E Vera Giglioli avranno tre figli, la maggiore Alessandra, sposerà Agostino Capocaccia, i genitori di Lilia e Fabio. Anche loro saranno due protagonisti della vita sociale di Genova. Lei poetessa di alto livello, donna colta, ma anche tenera e generosa. Lui sarà il cattedrattico di Meccanica Applicata alle Maccine e a lungo preside della Facoltà di Ingegneria, di cui porta il merito della ristrutturazione e del potenziamento.
E qui la vicenda si snoda nel corso della storia del Novecento, dove la vita familiare (le vacanza sulle Dolomiti) e gli intrecci con zii medici di alto livello e storici dell’arte. E poi ci saranno gli anni di guerra e la vita da “sfollati” a Montemagno e poi a Rocca Grimalda. Accanto alla mamma poetessa (molte sue poesie sono inserite tra le pagine del libro) c’è personalità forte e dolce del padre che, accanto ai rigorosi studi scientifici, mantiene una doppia personalità di musicista e di concertista di pianoforte. Agostino Capocaccia r4ealizzò la sede di Albaro della Facoltà, fu il promotore della Facoltà di Architettura che a Genova era ancora assente ed ebbe il merito di dar vita a primo progetto del Porto di Voltri.
Si dimise da Preside nel 1969, deluso intellettualmente dalla contestazione studentesca che voleva per tutti gli esami il “30 politico”. Lilia e Fabio ricordano – sempre nel contesto della affascinante Villa Odero, dove ancora vive una parte della numerosa famiglia – il rapporto tenero con la madre, Alessandra Quadri, raffinata umanista oltre che poetessa, che amava, soprattutto negli anni del liceo, studiare con loro, dolce e perfezionista nello stesso tempo. Ma che era stata anche una donna di grande coraggio, tanto che verso la fine della guerra, aveva convinto il comando tedesco a risparmiare Rocca Grimalda che rischiava di essere distrutta per rappresaglia.
Non è facile riassumere una piccola e grande storia familiare, con forti rivolti di natura pubblica, durata per quasi due secoli e che domani, lunedì 24 maggio, alle 18, sarà presentata alla libreria Feltrinelli
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