Diego Fusaro contro il 'gastronomicamente corretto': “Il piatto unico completa il pensiero unico”

di M.C.

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A Palazzo Pallavicino il filosofo e saggista si scaglia contro larve e grilli a tavola: “Cibo è cultura, non solo sostenibilità”

Diego Fusaro, filosofo, opinionista e saggista, noto per le sue posizioni controcorrente, ha lanciato un monito durante l’incontro “La dittatura del sapore” a Palazzo Pallavicino. “Il gastronomicamente corretto è la variante culinaria del politicamente corretto”, ha dichiarato Fusaro, criticando l’introduzione di alimenti come farine di grilli e larve sulle tavole europee. Per Fusaro, il cibo non è solo nutrimento o ecosostenibilità, ma soprattutto identità culturale. L'incontro con Fusaro è parte del ciclo "Incontri d'Autunno" a palazzo Interiano Pallavicino di Genova. 

Un cambiamento imposto – Fusaro mette in guardia contro una standardizzazione globale che, secondo lui, porterebbe tutti a “pensare allo stesso modo e mangiare le stesse cose”. Critico verso le nuove tendenze gastronomiche, Fusaro sottolinea che alimenti come grilli e larve, pur essendo conosciuti da sempre, non sono mai stati parte della cultura alimentare europea. “Nella nostra storia millenaria non li abbiamo mai mangiati, e questo ha un significato culturale e simbolico profondo”, ha aggiunto.

Cibo e identità – Nel suo intervento, Fusaro ha esplorato la connessione tra alimentazione e radici culturali europee. Ha citato tre alimenti simbolici della cultura occidentale: olio, vino e pane, considerati fondamenti identitari sin dalla Grecia antica e poi sacralizzati dal cristianesimo. “Cristo è l’unto, e nella transustanziazione il pane e il vino diventano corpo e sangue di Cristo. Sono elementi sacri per la nostra cultura”, ha sottolineato Fusaro, spingendosi a proporre che vengano riconosciuti come patrimonio culturale costituzionale.

Critica al progresso acritico – Fusaro non si oppone al cambiamento tout court, ma invita a una riflessione critica sulle nuove proposte alimentari. “Ci sono sempre coloro che accettano a scatola chiusa il progresso e le sue novità”, ha detto. Tuttavia, il filosofo insiste sull’importanza di valutare gli alimenti anche da un punto di vista culturale e simbolico, e non solo per il loro impatto ecologico o nutrizionale.

Occidente in crisi – Nel suo discorso, Fusaro ha toccato anche il tema delle radici culturali occidentali, in riferimento al libro “Occidente” di Federico Rampini. Pur riconoscendo il valore dell’opera, Fusaro si è detto in disaccordo con l’autore: “Oggi l’Occidente sta uccidendo se stesso, neutralizzando la propria identità e cancellando le sue radici”. Per Fusaro, è necessario ripartire dai grandi pilastri culturali dell’Occidente, come Platone, Dante e Aristotele, senza perdere di vista anche le tradizioni gastronomiche che hanno definito la nostra identità.

La Liguria come resistenza identitaria – Fusaro ha chiuso il suo intervento elogiando la Liguria come esempio di resistenza identitaria anche in campo culinario. “La pasta al pesto e la focaccia sono simboli non solo locali, ma ormai nazionali. Tuttavia, nessuno riesce a replicare altrove la focaccia al formaggio di Recco o il pesto come lo si fa qui”, ha detto, evidenziando il ruolo della Liguria nel mantenere viva una tradizione gastronomica unica.

Cibo e cultura – “Il cibo è cultura, non solo calorie o sostenibilità”, ha ribadito Fusaro. Per lui, la difesa delle tradizioni alimentari è parte di una battaglia più ampia per preservare l’identità e la storia europea, che rischiano di essere travolte dalla globalizzazione e dal conformismo.