Delitto del trapano, legale indagato: "Estraneo ai fatti". Il pm: "Assassinio con particolare crudeltà"
di Redazione
"L'intento dell'autore era quello di arrecare dolore alla vittima e di vederla soffrire fino all'ultimo istante della sua vita"
"In attesa di studiare le carte in maniera più approfondita l'impressione è che tutto ruoti attorno alla prova scientifica del Dna. Non c'è un quadro indiziario di contorno. Semplicemente è tutto legato all'acquisizione e alla valutazione di questi campionamenti". E' il commento dell'avvocato Nicola Scodnik che insieme al collega Giovanni Ricco ieri ha assunto la difesa di Fortunato Verduci, accusato del delitto della prostituta Luigia Borrelli, uccisa a Genova il 5 settembre 1995. Ai suoi avvocati Verduci ha detto di "essere totalmente estraneo ai fatti" e "sulla base di questo affronteremo un percorso difensivo anche in vista dell'udienza che ci sarà il 23 settembre".
Per il giudice che ha fatto sua la ricostruzione degli investigatori il movente del 'delitto del trapano' (Genova, 5 settembre 1995) è stata la rapina, reato ormai prescritto ma non è prescritto l'omicidio aggravato in questo caso dai futili motivi e dalla crudeltà. Su questa seconda aggravante in particolare si sofferma il gip Alberto Lippini.
"Sicuramente - scrive - siamo di fronte ad una situazione di overkilling ossia ad una modalità di esecuzione del fatto con 'tecnica ridondante' ossia l'utilizzo di piu' modalita' idonee a causare la morte" e cioè "pestaggio con pugni e colpi manuali, utilizzo dei frammenti di porcellana di un posacenere, utilizzo di uno sgabello in legno per fracassare il cranio, utilizzo del trapano per perforare la vittima in zone vitali quali il petto e Il collo con macabra ferocia". A Luigia Borrelli sono stati praticati "non uno bensì quindici buchi", ricorda. "E' chiaro che il trapanamento era idoneo di per sè a cagionare la morte, ma l'utilizzo di questo strumento per ben quindici volte sul petto e sul collo della vittima dice che soggettivamente l'intento dell'autore era quello di arrecare dolore alla vittima e di vederla soffrire fino all'ultimo istante della sua vita". Ma per il giudice non è possibile arrestare il carrozziere a 29 anni dal delitto di cui lo ritiene "colpevole". Secondo il gip infatti non c'è il rischio di reiterazione del reato visto che "sono passati quasi 30 anni", Fortunato Verduci è "incensurato" e potrebbe essere "in astratto una persona diversa". E non ci sono elementi concreti per dire il contrario. "Non si è mai dato alla fuga" ricorda inoltre né infine "il fatto che il Verduci sia fortemente dedito al gioco non dimostra certo che lo stesso si trovi attualmente in una situazione personale di incapacità di controllo dei propri impulsi e quindi in una situazione criminogena". Sulle esigenze cautelari la Procura ha fatto appello e il tribunale del Riesame ha fissato l'udienza il 23 settembre.
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