Creare valore attraverso l'economia circolare, così ReLife guarda al futuro
di Simone Galdi
Incontro con Enzo Scalia, direttore generale dell'azienda genovese che opera in sei regioni italiane
Ospite di "Green Energy & Circular Economy" a Telenord, in un'intervista di Simone Galdi, il direttore generale di ReLife, Enzo Scalia, ha presentato i progetti dell'azienda, attiva in sei regioni italiane ma con radici genovesi ben definite.
Gli inizi - "L'idea di costruire ReLife nasce a Genova intorno alla fine del 2013 - racconta ai nostri microfoni Scalia - con l'iniziativa di Marco Benfante e Paolo Benfante, che all'epoca gestivano una società che si appoggiava sia a Genova sia a Tortona, e sostanzialmente faceva della raccolta differenziata della carta, sia urbana sia speciale, il core business dell'azienda. Stiamo parlando di una realtà che all'epoca, nel 2013 aveva un orizzonte un perimetro di 12 milioni di fatturato 50 dipendenti. Insieme a Paolo e Marco abbiamo ragionato su come poter costruire un percorso di crescita che andasse al di fuori dei confini cittadini regionali, guardasse un po' più al Nord Italia, perché negli altri paesi europei erano già emersi dei piccoli campioni nazionali, in grado di dare risposte su un territorio sempre più vasto".
L'espansione - "Siamo riusciti a ad agglomerare 15 realtà di restyling sul territorio nazionale, quindi siamo presenti in sei regioni: Piemonte, quella più importante, ma anche Liguria, Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Oggi possiamo dare un orizzonte quasi nazionale alla nostra attività".
La filosofia - "La raccolta differenziata in sé non è nulla, se non ha al proprio interno la ricerca di un mercato di sbocco. Quello che raccolgo lo devo collocare in maniera efficace, efficiente e possibilmente a prezzi competitivi, su un mercato che richiede l'utilizzo di quel rifiuto che sia questo la carta delle campane, la plastica, il ferro, i metalli. Tutto deve avere una propria identità e un proprio processo di lavorazione in un ciclo industriale".
Generare valore - "Cerchiamo di andare dai nostri clienti e far capire quali opportunità nel loro rifiuto ci possono essere. Abbiamo la piccola ambizione di generare valore per il cliente, per il fornitore, per l'azionista, per tutti i 1200 dipendenti che oggi conta nella regione (quindi dai 50 ai 1200 per una realtà genovese non è banale). Oggi quasi superiamo i 400 milioni di euro di fatturato: che cavalcata che è stata fatta da quei dodici iniziali! Non abbiamo l'ambizione di fare cultura, anche se poi trasmettiamo questa fondamentale attenzione a trasformare un rifiuto in un'opportunità".
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