Covid, la Cina mappò il virus due settimane prima di annunciarlo. Bassetti: "Fatto gravissimo"
di Maurizio Michieli
Il direttore di malattie infettive del San Martino: "Troppo per non essere condannata dalla Comunità scientifica"
Ricercatori cinesi isolarono e mapparono il Covid-19 alla fine di dicembre 2019, almeno due settimane prima che Pechino rivelasse al mondo i dettagli del virus mortale. Lo ha rivelato in esclusiva il Wall Street Journal, dopo aver esaminato i documenti che il Dipartimento della Sanità americano ha ottenuto da una commissione della Camera.
Secondo il Wsj, un ricercatore cinese a Pechino caricò una sequenza quasi completa della struttura del Covid in un database gestito dal governo americano il 28 dicembre 2019, mentre la Cina condivise la sequenza del virus con l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) solo l'11 gennaio 2020.
Di fronte a questa notizia, dura è la reazione su Twitter del professor Matteo Bassetti, direttore di Malattie Infettive del Policlinico San Martina di Genova:
Se è vero - scrive Bassetti - che che la Cina ha nascosto al mondo la mappatura di SARSCoV2 e’ un fatto gravissimo dal punto di vista scientifico e sanitario, prima ancora che politico. 14 giorni di ritardo nel comunicare al mondo per una infezione nuova e sconosciuta, come era allora il Covid, sono veramente tanti. Troppi per l’impatto sulla salute pubblica globale. Troppi per non essere condannati da parte di tutta la comunità scientifica.
Numerosi, infatti, continuano a essere i buchi neri nella vicenda Covid 19 ma la posizione della Cina, da cui tutto ha avuto origine, non è mai stata messa più di tanto in discussione. Nel mondo e in particolare sui media italiani si è molto parlato dei comportamenti poco "ortodossi" di Donald Trump o Boris Johnson e quasi nulla del Paese asiatico, anzi, al contrario da subito era scattata una sorta di protezione "politica". E, anche di fronte alla rivelazione del Wsj, la situazione non cambia.
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