Cogoleto: saluto romano in Comune, l'autodifesa dei tre imputati, "Siamo stati fraintesi"

di Redazione

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Ex consigliere Valeria Amadei consegna libretto deportazione suocero

Cogoleto: saluto romano in Comune, l'autodifesa dei tre imputati, "Siamo stati fraintesi"

Un libretto di deportazione, post sui social contro il fascismo e il comunismo, il passato da dirigente della Cgil e motivi di salute. Così si sono difesi i tre ex consiglieri comunali di Cogoleto accusati di violazione della legge Mancino, per aver compiuto il saluto romano durante una seduta consiliare del 27 gennaio 2021, nel giorno della Memoria. A processo sono finiti Valeria Amadei (Fratelli d’Italia), Francesco Biamonti (Lega) e Mauro Siri (indipendente), tutti e tre appartenenti al centrodestra. Siri e Biamonti si erano già dimessi dopo l'incidente.

La difesa in aula: "Un equivoco" - Valeria Amadei ha presentato in aula il libretto di deportazione del suocero, internato a Mauthausen, e documentazione relativa all’albero piantato in Israele in suo nome, come prova del suo impegno antifascista. Siri, ex dirigente della Cgil, ha mostrato alcuni post sui social in cui prendeva le distanze da ogni forma di dittatura. I tre ex consiglieri hanno sostenuto di "avere sempre votato così" e definito l’accaduto come "un equivoco", precisando che il gesto del saluto era stato in realtà un normale movimento durante la votazione.

L'intervento delle forze dell'ordine e la reazione del Comune - Il fatto aveva sollevato polemiche e il sindaco di Cogoleto, Paolo Bruzzone, aveva espresso il suo sdegno sui social. Immediatamente erano intervenute le forze dell’ordine, che avevano acquisito video e verbali della seduta e ascoltato il primo cittadino e l'operatore che aveva ripreso l’episodio. Il caso era stato portato anche in Prefettura, dove ERA stato avviato un procedimento istruttorio dopo una sollecitazione delle opposizioni in consiglio regionale (Lista Sansa, Pd, Movimento 5 Stelle e Linea condivisa). Bruzzone aveva inoltre inviato una relazione scritta al prefetto, chiedendo la decadenza dei tre consiglieri coinvolti.

La posizione del pubblico ministero - Il pubblico ministero, Cardona Albini, ha parlato di un disegno criminoso, sottolineando che, da consiglieri di minoranza, i tre avrebbero compiuto un atto simbolico tipico dei gruppi che incitano alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.

Le dichiarazioni di Siri - Siri, in particolare, ha sempre sostenuto che il suo gesto fosse dovuto a difficoltà fisiche nel piegare il braccio, ribadendo la sua posizione antifascista. Il processo continua, mentre i difensori dei tre ex consiglieri, gli avvocati Giacomo Gardella, Alessandro Sola e Mario Frigerio, attendono l'esito delle indagini e delle audizioni.