Cgil, Camusso a Genova dopo lo strappo di Renzi: "Ora buttiamo via il Jobs Act"

di Fabio Canessa

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L'ex segretario all'assemblea delle delegate Cgil: "Servono politiche per le donne"

http://video.telenord.it/wp-content/uploads/2019/09/CAMUSSO-da-sottopanciare.mp4 "Cosa cancellerei subito del vecchio governo? Credo che il Jobs Act potremmo buttarlo via con tranquillità". A dirlo è Susanna Camusso, ex segretario generale della Cgil e oggi responsabile delle politiche di genere, intervenuta all'assemblea delle delegate della Camera del lavoro di Genova 'L'altra metà del quadrato rosso'. Una presa di posizione che arriva a poche ore dalla scissione nel Pd ufficializzata dall'ex premier ed ex segretario Matteo Renzi, autore di quella riforma, che ora ha lanciato la sua 'Italia Viva' pur confermando il sostegno al governo Conte bis. Ma la spaccatura, secondo Camusso, non avrà a che vedere con le politiche occupazionali del governo giallorosso, che "è una grande scommessa democratica per questo paese. C'è bisogno anzitutto di rimarginare la frattura legata alle ragioni del lavoro, al di là della composizione delle forze politiche. Servono proposte vere sul tema dei salari e dei diritti". A proposito di occupazione femminile, rileva l'ex segretario, "non aumentano le ore di lavoro, crescono solo i part-time, quindi parliamo di lavoro povero e questo è un fenomeno che riguarda soprattutto le donne. Servono politiche che permettano alle donne di lavorare, che abbiano quindi da un lato un legame coi servizi sociali, e che dall'altro intervengano sul fatto che non si può scaricare solo sulle donne il costo sociale legato alla maternità e alle cure". Secondo i dati Istat rielaborati dalla Cgil, nel secondo trimestre 2019 in Liguria, rispetto allo stesso periodo del 2018, la disoccupazione è calata del 23% per i maschi mentre è aumentata dell'1,1% per le femmine. In Italia solo 43 donne su 100 rientrano al lavoro dopo la nascita di un figlio, come se la maternità non avesse un valore sociale. Inoltre, nella classifica mondiale della parità tra uomini e donne restiamo tra i Paesi con maggiori disparità salariali (rispetto agli uomini è come se le donne lavorassero 59 giorni a salario zero), con l’effetto di un maggior divario pensionistico a sfavore delle donne.