Camilla Mancini, dalla sofferenza al riscatto: "Grazie a papà Roberto e alla mia famiglia oggi sono una farfalla che vola"
di steris
A 27 anni la figlia dell'ex capitano della Sampdoria e ct della Nazionale racconta la sua storia esemplare
Camilla Mancini, 27 anni, una dei figli di Roberto, ex capitano della Sampdoria e ct della Nazionale eurocampione a Wembley 2021, esordisce in libreria con il romanzo "Sei una farfalla", edito da Mondadori. Il testo prende le mosse da una difficile esperienza personale.
Camilla Mancini ha raccontato la sua storia a Paola Saluzzi, per Tv2000, nel programma L'ora solare. Una storia che parte in salita: "La prima complicazione è stata alla nascita. Durante il parto, c'è stata una complicanza e sono nata con una paralisi facciale che ha causato un’asimmetria nel viso. Il lato destro è stato lesionato, quindi il movimento è ridotto rispetto al lato sinistro, e questo mi ha accompagnata per tutta la vita. Poi, quando avevo sette anni, ho iniziato a subire il bullismo a scuola. Non so se per cattiveria o per sincerità dei bambini, ma mi dicevano spesso: "Non puoi giocare con noi, sei diversa". E per me era un dolore immenso, perché cercavo un senso di appartenenza, pensavo che la mia identità fosse uguale a quella di tutti gli altri bambini. Oggi, a 27 anni, se qualcuno mi dice "sei diversa", per me è il più bel complimento che mi si possa fare. Essere diversi vuol dire essere speciali, la diversità arricchisce, è un valore aggiunto, non qualcosa di meno. Non è mai stata una cosa che mi ha messo in difficoltà. La diversità che ho vissuto è una delle ragioni che mi ha portato a scrivere questo libro, perché la bellezza sta anche nell’essere se stessi, senza paura di mostrarsi per ciò che si è".
La forza della famiglia - "I miei genitori e i miei fratelli sono stati la mia forza. Mi hanno sempre accolta, mai giudicata. Anche quando litigavamo, quando mi tiravano i capelli, mi facevano sentire come tutti. Mi hanno aiutata a crescere senza farmi sentire diversa, e questo è stato il mio grande privilegio. Ricordo che quando ero a scuola, mi sentivo sola ad affrontare il bullismo. Ma quando tornavo a casa, avevo la fortuna di poterne parlare con la mia famiglia. Mi sentivo accolta, mai giudicata. Questo mi ha aiutato a farmi forza".
Un padre famoso - "E' stato un percorso lungo, ma alla fine ho deciso di scrivere questo libro per mettere a disposizione la mia esperienza. Volevo aiutare gli altri, sfatare alcuni miti, perché spesso si pensa che, essendo figlia di una persona famosa, tutto sia più facile. Ma non è così. Avere un padre famoso è ingombrante, l’asticella è sempre alta e le aspettative sono enormi. Avere un padre famoso ti fa sentire privilegiata, ma è anche un peso. Non è facile vivere sotto quella luce. Molti pensano che essere figli di una persona famosa significhi avere una vita facile, ma non è così. Per me, il bullismo è stato difficile, ma l’ho superato grazie anche alla terapia. Eppure, ogni volta che sento storie di ragazzi che soffrono, mi turbano, perché quella sensazione di dolore non la dimentichi mai. È una cicatrice emotiva che rimane, anche se si rimargina. Il bullismo lo ho metabolizzato, ma è ancora una ferita aperta. Quando sento storie di ragazzi che soffrono, so cosa significa. La sofferenza può diventare un'opportunità per crescere e per aiutare gli altri. Non la dimentico mai, e penso che solo chi ha sofferto davvero possa mettersi al servizio degli altri".
La farfalla - "Spero di continuare su questa strada, con tanti altri libri da scrivere, e di avere una famiglia tutta mia. Voglio aiutare i ragazzi che oggi soffrono per lo stesso motivo per cui soffrivo io. Non bisogna arrendersi, e bisogna credere che il dolore passerà, come una farfalla che vola. Per me la farfalla è l’emblema della libertà. Nasce come un bruco, non molto bella, ma attraverso la metamorfosi sviluppa le ali e diventa splendida. E una volta che ha le ali, vola, e non la puoi fermare. Spero di non fermarmi mai. Voglio continuare a volare, proprio come una farfalla".
Il tempo - "Con gli anni sono cresciuta molto. A vent'anni ero un po' acerba, ma oggi ho imparato a comprendere davvero la sofferenza degli altri. A volte la vita ti mette alla prova e ti fa crescere in fretta. Ma oggi posso dire che la sofferenza può essere trasformata in una forza che aiuta gli altri. Quando guardo indietro, alla bambina di sette anni che ero, mi rendo conto di quanto sia cambiata. Ma ancora oggi, la sofferenza fa parte di me, e cerco di usarla per aiutare gli altri. Sono felice di poter raccontare la mia storia, per aiutare gli altri, per dimostrare che, anche se il cognome può sembrare un privilegio, ci sono tante sfide e difficoltà da affrontare. Ho scritto il libro per dare speranza, per dire che, nonostante il dolore, si può andare avanti, si può trovare la propria strada e aiutare gli altri a fare lo stesso. La sofferenza non dura per sempre, e quando ne esci, ne esci più forte, come una farfalla che vola senza più paura".
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