Ambra 1 e Ciclina D, due proteine alla base del processo di crescita dei tumori

di Marco Innocenti

3 min

Uno squilibrio fra queste proteine innesca la proliferazione di cellule tumorali: il risultato in uno studio con Bambino Gesù e Università Tor vergata

Ambra 1 e Ciclina D, due proteine alla base del processo di crescita dei tumori

Si chiamano Ambra 1 e Ciclina D e sono due proteine: quando il loro rapporto è sbilanciato, si innesca il processo della crescita delle cellule tumorali. A scoprire il tassello mancante che è alla base della proliferazione di tanti tipi di tumore - a partire dall'adenocarcinoma polmonare, il sarcoma e il glioblastoma - sono stati i ricercatori dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e dell'Università di Roma Tor Vergata, in collaborazione con altri Centri di ricerca europei e statunitensi ed il sostegno dell'Airc, con uno studio pubblicato sulla rivista Nature, che apre la strada a nuove terapie contro molti tumori degli adulti e dei bambini.

I ricercatori hanno scoperto che in caso di assenza o di scarsa quantità di Ambra1, la Ciclina D non viene distrutta come dovrebbe e, quindi, si accumula. A causa di questo accumulo, le cellule cominciano a dividersi a velocità incontrollata, il DNA si danneggia e si innesca la formazione di masse tumorali. Lo squilibrio dei livelli delle due proteine è stato riscontrato in molti tipi di tumore. La scoperta di questo meccanismo, chiariscono i ricercatori, apre importanti prospettive terapeutiche. Lo studio del Bambino Gesù descrive infatti anche la sperimentazione di una terapia per i tumori basati sullo squilibrio di Ambra1 e Ciclina D. Non essendo disponibili, ad oggi, farmaci in grado di agire direttamente sulle due proteine per ripristinarne la giusta quantità, i ricercatori hanno individuato una soluzione alternativa che sfrutta uno dei punti deboli delle cellule tumorali: il sistema di riparazione.

La grande velocità con cui le cellule cancerose si dividono genera una serie di errori nel loro DNA che vengono via via corretti da un sistema di enzimi (presente in tutte le cellule del corpo umano) che consente loro di sopravvivere e proliferare. Se il processo di riparazione viene però inibito, le cellule cancerose accumulano così tanti difetti da andare incontro all'autodistruzione. La terapia (un mix di farmaci chiamati inibitori del sistema di riparo) è stata sperimentata con successo su modelli cellulari e animali: il tumore è regredito ed è aumentata la sopravvivenza. La ricerca, quindi, suggerisce che questa strategia di cura, già utilizzata per il trattamento di alcuni tipi di tumore dell'uomo, potrà essere applicata anche ai molti pazienti con la combinazione Ambra1-Ciclina D alterata.

Questi risultati sono ulteriormente confermati da altri due studi condotti negli Stati Uniti, che da punti di partenza differenti arrivano alla stessa conclusione. Per l'alto valore scientifico della scoperta, i tre studi sono stati pubblicati in sequenza sullo stesso numero di Nature. Lo studio realizzato dai ricercatori del Bambino Gesù - guidati da Francesco Cecconi dell'Area di Ricerca di Oncoematologia, diretta dal professor Franco Locatelli - insieme all'Università di Tor Vergata, vede anche una partecipazione internazionale e la ricerca è stata condotta su centinaia di campioni (modelli animali, cellule di laboratorio, cellule di tumori animali/umani).

"L'idea è che ai pazienti a cui sia stato diagnosticato un cancro vengano esaminati anche i livelli di Ambra1 e Ciclina D - afferma Cecconi - Qualora l'assenza o bassi livelli di Ambra1 in associazione ad un accumulo di Ciclina D venga individuata nelle cellule tumorali, si potrebbe provare a sopprimere con farmaci specifici la capacità delle cellule tumorali di riparare il materiale genetico. Se potessimo così limitarne la riparazione, potremmo puntare ad uccidere le cellule tumorali". I dati "si estendono anche ai processi di proliferazione cellulare nel sistema nervoso in via di sviluppo e questo nuovo livello di regolazione - conclude Giacomo Milletti, primo co-autore dello studio - potrebbe rappresentare una nuova frontiera nell'oncologia molecolare dei tumori cerebrali nel bambino".