Addio a Vialli, il ricordo di Bistazzoni: "A volte, in allenamento, faceva il portiere per vedere se era bravo"

di Redazione

L'ex compagno ai tempi della Sampdoria: "Forti come lui soltanto Van Basten, oggi per caratteristiche gli assomiglia Haaland"

"A 23 anni aveva già dei sani principi su come stare in gruppo. Gianluca era uno a cui piaceva tanto scherzare e ridere, è stato una persona incredibile. Ha sempre sporanto i propri compagni sia in allenamento che in partita, aveva sempre una parola buona per tutti. A me mancherà tanto, sono cresciuto con i suoi suggerimenti: lui ha combattuto tantissimo in questi 5 anni contro una malattia ed è stato coraggiosissimo, in questo modo ha dato speranza a tante persone." Sono le parole con cui Guido Bistazzoni, ex giocatore blucerchiato, ha ricordato a Telenord l'ex compagno Vialli.

"Sono stato fortunato a giocare con lui e vincere due Coppa Italia. Quel gruppo è frutto del lavoro eccezionale del presidente Mantovani, ragazzi bravi e che avevano voglia di raggiungere i propri obiettivi. Li abbiamo raggiunti perché si eera creata una vera famiglia, noi eravamo i figli della Sampdoria. Ci incontravamo anche fuori dal campo, a mangiare con le famiglie, e questo ha consolidato il gruppo. Questo ha permesso di raggiungere anche lo Scudetto." - aggiunge Bistazzoni.

"Da calciatore? Gianluca era un professionista vero, che si fermava anche dopo gli allenamenti per migliorarsi su movimenti e tattica. Tanto che pure Boskov gli diceva "basta Gianluca andiamo via". La sua forza era la potenza che aveva, quando partiva in pochi riuscivano a stargli dietro. Nei gesti atletici e acrobatici è stato uno dei più forti. Mancini come lo vedeva partire lo lanciava in porta perché lui era in grado di arrivare. A volte si metteva perfino i guanti ed andava in porta per parare. Voleva vedere se era bravo come portiere."

Oggi c'è qualcuno che gli assomiglia per caratteristiche? "Era simile a Van Basten, dei nostri giorni secondo me gli si avvicina Haaland del Manchester City."

"I gemelli del gol? Roberto (Mancini) e Gianluca erano fratelli, in sintonia dentro e fuori dal campo: Roberto creava e Gianluca sapeva dove mettersi. Andavano insieme a gicoare a carte, erano molto affiatati. Al circolo dove si ritrovavano parlavano di tutto, e si divertivano insieme."