Tempo (quasi) scaduto per il salvataggio della Sampdoria dal fallimento e dalla serie D

di Maurizio Michieli

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Nella prima settimana di maggio probabile la manovra della richiesta di un aumento di capitale in composizione negoziata

Tempo (quasi) scaduto per il salvataggio della Sampdoria dal fallimento e dalla serie D

L'ex presidente Edoardo Garrone, piaccia o non piaccia (i tifosi hanno legittimamente espresso il loro punto di vista con la contestazione durante la partita con lo Spezia) lo ha detto a chiare lettere nell'intervista-colloquio con Telenord: "A chi grossolanamente sostiene che debba salvare io la Sampdoria dando i soldi a Ferrero sfugge il fatto che la legge non ci consente di compiere investimenti in perdita. E la Samp lo è. Non solo noi ma nessuno potrà mai effettuare un'operazione del genere, al di fuori delle norme. Per questo se il piano Barnaba non andrà a buon fine, alla Sampdoria non resteranno che il fallimento e la serie D".

La sensazione - suffragata dai fatti - è che anche Alessandro Barnaba non abbia alcuna intenzione di rilevare la Sampdoria dal Trust Rosan, pagandola circa 35 milioni (di cui 7,5 destinati alle tasche di Massimo Ferrero), accollandosi i debito del club (circa 140 milioni, per quanto rinegoziabili e spalmabili) ed investendone almeno 40, non beneficiando del paracadute, per tentare l'immediata scalata alla serie A.

Peraltro, le nuove Noif (Norme interne federali), varate casualmente proprio nel giorno in cui il Cda della società blucerchiata e l'avvocato Bissocoli presentavano al presidente della Figc Gabriele Gravina il piano Barnaba (ovvero l'acquisizione dal Tribunale del ramo d'azienda della Samp), sono particolarmente stringenti e prevedono le seguenti condizioni affinché il piano stesso venga accettato:

1) Tutte le operazioni previste dai nuovi testi degli art.16 e 52 devono essere effettuati entro e non oltre il 5 giugno (cinque giorni prima della scadenza prevista per il 10 giugno)

2) La NewCompany non potrà beneficiare del paracadute pur potendosi iscrivere in Serie B e sarà costretta a onorare tutti i debiti sportivi passati (escluse solo banche, fornintori, agenti) e dare garanzie per i futuri con una fideiussione (circa 100 milioni di euro di esposizione).

Dunque, per salvare la Sampdoria non rimane che confidare in qualcuno che metta in conto di tirare fuori più o meno 200 milioni. Potrebbe farlo Raffaele Mincione di Wrm Group? Oppure un altro "investitore" rimasto sinora nell'ombra? Resta il fatto che l'ipotesi del Poc (prestito obbligazionario convertibile) sembra ormai tramontata e, comunque, consentirebbe alla società di affrontare le scadenze imminenti e di respirare sino al 30 giugno. E poi?

In realtà non è del tutto tramontata un'altra potenziale soluzione, ovvero quella di sottoscrivere un aumento di capitale (su richiesta del "curatore" Bissocoli) in composizione negoziata. Su questa base potrebbe intervenire anche un azionista non di maggioranza (e Barnaba possiede un piccolo pacchetto di azioni della Sampdoria). Ma il tempo è davvero (quasi) scaduto anche per questa spericolata manovra. La prima settimana di maggio sarà quella del dentro o fuori. Trattandosi del mese delle rose, si può auspicare che sboccino...