Sanremo, Alberto Scagni picchiato e torturato da due detenuti nel carcere di Valle Armea: ricoverato dopo un intervento chirurgico al volto
di Filippo Serio
L'assassino della sorella ALice era stato trasferito in seguito a un'altra aggressionesubita nel carcere di Marassi
AGGIORNAMENTO - È ricoverato all'ospedale di Sanremo per un politraumatismo e al momento si trova in sala operatoria, dove i medici lo hanno sottoposto a un intervento chirurgico al volto: il paziente è Alberto Scagni, il detenuto che nella tarda serata di ieri, nella casa circondariale di Sanremo, è stato massacrato di botte da due carcerati. Scagni ha riportato diverse fratture, tra cui quella del naso e, stando a quanto ricostruito, sarebbe stato picchiato usando sedie e sgabelli.
Scagni, l'uomo condannato a 24 anni e 6 mesi per aver ucciso la sorella Alice il 1 maggio del 2022, era stato tenuto in ostaggio e torturato per ore.
A denunciare il fatto il segretario regionale del SAPPE Liguria, Vincenzo Tristaino: “La situazione interna al carcere, con oltre 290 detenuti presenti, è diventata invivibile. Ieri sera, due detenuti marocchini hanno tenuto in ostaggio un altro detenuto, italiano e condannato per avere ucciso la sorella a Genova, torturandolo per ore, fin quasi ad ucciderlo. L’uomo era un compagno di cella al Padiglione Z, dove sono contenuti i detenuti protetti. Sempre nella stessa cella, un altro ristretto, italiano, è stato tenuto sotto minaccia e chiuso in bagno”. Secondo il resoconto, i due detenuti artefici delle torture erano anche ubriachi dopo aver ingerito alcool ottenuto in modo artigianale in cella macerando la frutta, arrivando a danneggiare tutta la cella.
Scagni, torturato e picchiato per ore, è stato ricoverato in ospedale con ferite, anche da taglio e contusioni in tutto il corpo. Per placare la violenza, "era intervenuto un gruppo di agenti che aveva fatto irruzione con caschi protettivi e scudi per fare strada ad altri poliziotti al fine di salvare l'ostaggio e portarlo in ospedale. È intervenuto anche, dal carcere di Imperia, il Comandante, il direttore del penitenziario ed il magistrato di turno, che erano presente nelle operazioni nella sezione detentiva e sono stati anche oggetto del lancio di una gamba di legno ricavato da un tavolo. Risulterebbe un solo poliziotto ferito con due costole rotte e 21 giorni di prognosi"
Scagni era stato trasferito a Sanremo dopo essere già stato aggredito con violenza a Genova, nel carcere di Marassi, dove ad ottobre era stato preso a pugni da un altro detenuto.
"Andrò in ospedale a trovare il mio assistito non appena i medici me lo consentiranno. E' in condizioni critiche" - ha detto l'avvocato Mirko Bertoli, legale di Alberto Scagni "Alberto è stato vittima di una brutale aggressione - spiega Bettoli - da parte di due detenuti maghrebini che si trovavano in cella con lui. Gli hanno fratturato le ossa della faccia e ha ferite in tutto il corpo. In questo momento sta subendo alcuni interventi da parte dei chirurghi del reparto maxillofacciale e quindi è sedato. Ma sarà mia cura capire i motivi di questo pestaggio che si è risolto - sottolinea Bertoli - con l'intervento del personale di polizia penitenziaria. La procura di Imperia - ha concluso Bertoli - ha aperto un fascicolo per aggressione. Vedremo quali posizioni prendere dopo aver sentito il mio assistito"
Parla anche la madre di Alberto e Alice Scagni, Antonella Zarri: "La vicenda di Giulia mi ha restituito la rabbia necessaria per lottare. Molti esponenti illustri di autorità istituzionali trovano modo di intervenire per rassicurare l'opinione pubblica sulla determinazione dello Stato a perseguire i femminicidi. Il ministro Salvini in testa. Carcere a vita per i responsabili. Buttiamo via le chiavi. Pensiamo forse che così abbiamo risolto tutti problemi?".
"A tutti i responsabili dei femminicidi - continua la madre - vengono giustamente inflitte pene pesanti come è giusto che sia. Lo Stato in questo modo può dirsi libero da ogni responsabilità? Assolutamente no. Ascolto con grande amarezza i consigli che una poliziotta offre alle donne ed alle loro famiglie nei servizi televisivi. Raccomandano attenzioni ai primi segni premonitori di queste tragedie che devono essere subito rappresentati alle forze dell'ordine che debbono immediatamente intervenire. Ma provo tanta amarezza perché non posso non pensare alle infinite telefonate, denunce e richieste di aiuto che io e mio marito abbiamo fatto invano ad autorità sanitarie e di Polizia. Il femminicidio di mia figlia Alice è stato ampiamente annunciato ma i nostri appelli sono rimasti inascoltati. Oggi, l'omicida di mia figlia, è stato ancora una volta pestato in carcere. Questa volta in modo brutale. Per i politici qualunque cosa accada è colpa degli altri, persino delle famiglie stesse delle vittime".
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