Lo scudetto, le coppe, le pizze di notte e il tema per diventare geometra: grazie di tutto, Gianluca
di Redazione
Piero Sessarego e il suo legame con Vialli, scomparso a 58 anni: gli scherzi, le battute, le sfide in bicicletta, i trionfi con la Sampdoria e le delusioni in Nazionale
di Piero Sessarego
Eh no, Luca Vialli no. Vade retro, crudele Natale 2022! Ci hai strappati il rude e dolcissimo guerriero Sinisa e l'effervescente Mario Sconcerti, pallido e sanguigno "Navarro" breriano; e per me - detto al di là di vieta piaggeria - è stato pari ad aver perduto un figlio e un fratello. Tremendo dirlo, atroce provarlo. Gli Dei se ne vanno.
Ma tu no, Luca carissimo, tu no, è contronatura, un iniquo tradimento involontario. Da mesi, ma che dico, da due anni, mi dilania l'atroce pensiero di saperti irrimediabilmente avviato a quella che dicono sarà una vita migliore e magari lo sarà davvero, ma personalmente ci perdo il sonno, mi manca il respiro.
Tu, geloso, mi provocavi dicendomi "lo so che vuoi più bene a Mancio che a me”, ed ecco, per vero al momento è come se mi avessero scippato l'amatissimo Roberto. È stato tremendo, tu forte e bello sul campo e fuori come un Dio greco, vederti crudelmente appassire senza scampo. E per pudore e doveroso rispetto far finta di niente. Solo ora posso srotolare i mille ricordi delle imprese sportive che tu e Mancio sciorinavate per il piacere dei tifosi del calcio, per gli amici famelici che adoravano la coppia sportiva "più bella del mondo".
Abbiamo vissuto insieme i momenti più esaltanti e i pochi più mortificanti della quindicinale irripetibile epopea calcistica di Paolo Mantovani: per voi un favoloso padre aggiuntivo molto più e molto prima che un magnanimo patron dello scanzonato vascello blucerchiato, per me un personaggio unico a conoscerlo a fondo, il più abile e generoso presidente del dopoguerra. Impagabile la fortuna di aver goduto della sua amicizia e stima genuine, contraccambiate senza se e senza ma.
Ricordi, Luca, quando nella Roma azzurra delle "notti magiche" quel testone di Vicini osò umilliarti a pro delle vivaci estemporaneità di Totò Schillaci? Del quale testimoniava il Prof. Scoglio, che lo aveva svezzato a Messina: “Ragazzo dolcissimo, che non capisce un cazzo. Egoista sei? Egoista devi essere! Prendi e vai, prendi e vai!”. Ricordi quanta giustificata rabbia avevi in corpo mentre ti lamentavi a tu per tu col mister: “Non posso servire come mulo da fatica!”? E il favoloso Mancio e lo straripante Vierchowod senza l'ombra di un minuto in campo? Non a caso tornaste in autunno a Genova con la voglia feroce di vincere finalmente lo scudetto, come personalmente compresi e scrissi anzitempo a Napoli quando umiliaste lo squadrone di Diego con il più esaltante dei trionfi al San Paolo.
Ricordi, Luca, quando facemmo l’allegra gita in bicicletta dal campo di Bogliasco a Recco e ritorno? Reduce da frattura da usura al piede destro, abbondantemente protetto, avevi scoperto che la fatica sulle due ruote fosse un ottimo preambolo a piscina, palestra e massaggio. La gente ti salutava lungo la strada e al ritorno pedalavamo sereni fino alla rampa finale. Allora dicesti: “Sei pronto Piero sulla tua famosa Legnano? Ohu, non vale attaccarsi a macchine o moto!”. E partisti alla grande, seduto sul sellino a mo’ di velocista. Mi staccasti alla durissima terz’ultima curva e ti ritrovai appoggiato al cancello del campo, col cronometro in mano. Gridavi, ridendo: “Un minuto e 40 secondi di distacco!”. Allora facemmo tre giri di pista conclusivi in sciolezza davanti al presidente e a Paolo Borea che, a bordo campo, facevano mostra di divertirsi un sacco. Erano tempi felici.
Finché il presidente, fattosi prudente al cospetto della potenza berlusconiana, ti cedette segretamente alla Juve per un sacco di soldi. E tu, davanti all’Avvocato, rifiutasti. Allora ti cedette al Milan e tu dicesti: “Bella Milano Due. Ma se apro la finestra da lì non vedo il mare”. Alla terza cessione ti toccò definitivamente la Juve. Risultato: le cene da Carmine, per te, Fausto Pari ceduto al Napoli e Toninho Cerezo lasciato libero, più gli immancabili Mancini e Vierchowod, si risolvevano in invariabili pianti di gruppo a tavola. E incombeva la finale di Coppa Campioni a Wembley, che avrebbe registrato l’inedito assoluto dei tuoi crampi esiziali, con conseguente ingiusta sconfitta a pro del Barcellona. Beh, Luca, sai cosa mi rispose il presidente quando gli rinfacciai l’enorme errore di avervi detto tutto in vista dell’appuntamento di gran lunga più importante della storia sampdoriana? “Scusi Sessarego, ma lei mi conosce così poco da ritenere che io possa vendere Vialli senza dirglielo?”. Questo era Lui, un Giocatore unico, che la pallina girasse e il cuore scoppiasse pure, chi se ne frega, nell’attesa che si fermasse. Fosse stato un presidente anche solo alla Tanzi, con quella squadra lì, Paolo Mantovani avrebbe vinti non uno ma tre scudetti. Peraltro ha commosso tutti il recente forsennato abbraccio tra te e Mancio vittoriosi in azzurro all’Europeo, a esaltante rivincita sulla vecchia bruciante sconfitta di Coppa nello stesso leggendario catino di Wmbley.
Da allora, al tavolo di Carmine niente più tattiche con i grissini e le posate, preparando le gare più delicate. All’Astor niente più pizze segrete a mezzanotte, per la finta disperazione di papà Vujadin, uomo di mondo che quanto a senso pratico non temeva rivali. Finite (per sempre?) le massicce trasvolate di Coppa, allietate dai vostri cori gioiosi al ritmo delle amatissime canzoni dei New Trolls di De Scalzi. Addio invidiabili destinazioni che accoglievano la comitiva blucerchiata come la regina della Superba tutta, se non di tutt’Italia. Era finita l’epoca delle moto d’acqua di Luca e Mancio che sfrecciavano al largo di Nervi dirette a Punta Chiappa, Portofino e paraggi. Finita la favola della Samp “copetera” di Vuyadin, superbo comandante padrone di sei lingue e pazienza se talvolta parlate all’unisono.
Carissimo Luca, è stato fantastico vedervi centrare la prima Coppa Italia, a San Siro e a Marassi contro il Milan, e la Coppa Coppe a Goteborg, grazie alle tue doppiette fulminanti. È stato stordente vedervi vincere lo Scudetto in un delirio di folla e metà di voi, con Toninho Cerezo, a testa gialla. È stato bello conoscerti, Luca, e volerti bene. Impertinente che quando ti diplomasti Geometra a gremona avevi spudoratamente osato propormi (spero ancora per scherzo) di farmi trovare furtivo nella toilette del Liceo “per darmi un’occhiata al tema, perché non si sa mai…”.
Impagabile Luca, burlone patentato, inventore di mille scherzi – quella volta con Vierchowod ti salvasti sul filo di lana…- grazie di essere vissuto. E di avermi voluto bene. Lassù al fianco del Padreterno, riposa in pace.
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