Liguria, regionali, D'Angelo (Pd): "Primarie per scegliere un candidato forte"
di Stefano Rissetto
"Le primarie 2015 sancirono una rottura che il gruppo dirigente del Pd trasferì al suo elettorato, oggi ci sono le condizioni per fare il contrario"
In vista delle elezioni regionali, che al più tardi si terranno nell'autunno del 2025 ma che l'inchiesta su Toti potrebbe anticipare di un anno, il segretario genovese del Pd Simone D'Angelo torna a parlare di primarie, in un quadro dove l'ex ministro Andrea Orlando ha dato da tempo segnali di disponibilità a candidarsi alla presidenza della Regione.
In un'intervista a Matteo Macor di Repubblica, sul tema specifico D'Angelo premette: "Oggi servirebbero più delle primarie delle idee, utili pure a dimostrare a noi stessi che le discussioni su perimetri e coalizione sono superati da coloro che sono pronti a unirsi per un’alternativa. Penso ci sia bisogno di dare forza a un percorso dal basso di partecipazione che porti partiti e elettori a decidere insieme le priorità del campo che si presenterà alle elezioni. E certificarne il lavoro con un passaggio popolare è il modo migliore per generare coesione, e la mobilitazione che spesso si evoca".
La parola "primarie", nel Pd, evoca lo scenario del 2015, quando dopo il voto di 55mila persone Raffaella Paita superò Sergio Cofferati, con 28.916 voti (53,1%) contro i 24.827 (45,6%) di Sergio Cofferati e i 687 di Massimiliano Tovo, candidato indipendente (1,2%). Un esito contestato da Cofferati, con conseguente ricorso al collegio di garanzia e l'annullamento del voto in 13 seggi, decisione insufficiente a modificare il responso. La fine è nota. Ora D'Angelo osserva: "L’avvio condiviso di un processo per certificare le priorità dell’agenda politica del cambiamento sarebbe anche un modo per andare a ricucire la lacerazione del 2015. Le primarie di allora sancirono una rottura che il gruppo dirigente del Pd trasferì in modo doloroso anche al suo elettorato, oggi ci sono tutte le condizioni per fare il lavoro contrario. Potrebbe valere sia per i temi cui dedicare l’azione politica, sia, perché no, alla fine di un percorso di questa natura, anche per il candidato".
Uno scenario che deve fare i conti con la disponibilità già manifestata da Orlando. "Chi come Orlando ci ha consegnato la propria disponibilità - osserva D'Angelo - lo ha fatto esprimendo la convinzione che nel percorso di ricostruzione del dialogo tra politica e cittadinanza si troverà la forza e la legittimazione di ogni candidatura. Ben più di quella che potrebbero dare dirigenti di partito. Sento mio anche il suo appello di rifuggire dalla tentazione di trasformare i risultati alle Europee in un invito all’autosufficienza del partito e della politica: non è così, va allargato il campo il più possibile".
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