Liguria, regionali: corsa al seggio, tra ricandidature e ambiziose "new entry" dai Comuni e dai Municipi

di Redazione

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Nel 2020 i candidati alla presidenza erano stati addirittura dieci, anche se il vero duello fu fra Toti e Sansa

Liguria, regionali: corsa al seggio, tra ricandidature e ambiziose "new entry" dai Comuni e dai Municipi

In attesa che vengano ufficializzati i nomi dei due candidati alla presidenza della Regione Liguria, si registrano i primi movimenti per quanto riguarda le candidature consiliari. Per la verità nel 2020, anche se quasi nessuno lo ricorda, i candidati presidenti erano stati 10: oltre a Giovanni Toti e Ferruccio Sansa, si erano presentati Riccardo Benetti (Movimento Politico a tutela di animali ed ambiente), Carlo Carpi (Lista Carlo Carpi e Partito Radicale), Marika Cassimatis (ex M5S, Base Costituzionale), Giacomo Chiappori (Grande Liguria), Aristide Massardo (lista Massardo Presidente sostenuta da Italia Viva, Partito Socialista Italiano, +Europa e Partito Valore Umano), Gaetano Russo (Il Popolo della Famiglia e Democrazia Cristiana), Alice Salvatore (ex M5S, lista Il Buonsenso) e Davide Visigalli (Riconquistare l'Italia). Non si esclude che anche stavolta ci siano candidati indipendenti o isolati, di cui peraltro al momento non vi è traccia.
 

Stefano Balleari è stato il primo in ordine di tempo a ufficializzare la ricandidatura consiliare per Fratelli d'Italia, correndo all'alba in corso Italia con una maglietta dallo slogan eloquente, così come l'ex sindaco di Rapallo e coordinatore ligure di Forza Italia Carlo Bagnasco, peraltro menzionato dal segretario nazionale Antonio Tajani come possibile candidato alla presidenza, ha ammesso di voler correre per il consiglio, al pari del capogruppo azzurro uscente Claudio Muzio.
 

Per il resto, tra i consiglieri uscenti c'è una tendenza diffusa a tentare la ricandidatura, fatte salve diverse indicazioni di partito. Il solo Ferruccio Sansa si è detto dubbioso, con un post sui social, se proseguire in politica o tornare al giornalismo; in ogni caso non dovrebbe ripresentarsi per la presidenza né di conseguenza proporre una sua lista, imponendo una scelta di ricollocazione o rinuncia ai suoi due consiglieri Roberto Centi e Selena Candia. Nel gruppo misto difficile pronosticare che cosa faranno Stefano Anzalone, eletto nella lista Toti, e Pippo Rossetti passato dal Pd ad Azione, mentre Mabel Riolfo che aveva lasciato la Lega è entrata in Forza Italia.
 

Nel centrodestra, passate le Europee e ragionevolmente lontane le politiche, i consiglieri in carica proveranno a ripresentarsi sull'uno e sull'altro fronte, incalzati da altri politici intenzionati a "salire di grado", partendo da una carica di sindaco o di presidente di municipio o di consigliere comunale o municipale. Non sembra infatti tirare aria per i neofiti assoluti, come 24 anni fa era riuscito a Sandro Biasotti, imprenditore della logistica, che aveva esordito in politica conquistando la presidenza della Regione prevalendo su Giancarlo Mori, come sei anni prima a Silvio Berlusconi era riuscito il debutto addirittura da presidente del Consiglio.
 

Per le Regionali 2024, si preparano infatti politici collaudati e la contesa, lista per lista, sarà piuttosto tra gli uscenti e gli aspiranti, con l'incognita del pacchetto di voti a suo tempo conquistato dalla lista personale di Giovanni Toti, che aveva preso il 22,61%, partito più votato in assoluto davanti al PD (19,89%) e decisivo per il 56,13% ottenuto dal presidente riconfermato. In pratica, quasi un elettore su quattro aveva scelto la formazione civica di Toti, situazione complicata da replicare: nel caso l'ex presidente si riproponesse come sponsor di una lista personale, non potrebbe più esercitare, come nel 2020, il "traino" da presidente uscente; stessa situazione se poi davvero il centrodestra puntasse su un "civico", la cui eventuale lista collegata sarebbe al debutto elettorale.

 

Detto delle ambizioni degli uscenti, a partire da Armando Sanna che con circa 6.500 voti fu il più votato dell'opposizione, consideriamo chi dagli enti locali territoriali potrebbe tentare il gran salto. Nel Pd ci riproverà Katia Piccardo, sindaco di Rossiglione reduce da due sconfitte di misura, prima alle regionali preceduta per un pugno di voti da Pippo Rossetti, poi alle politiche battuta nell'uninominale da Ilaria Cavo. Anche il presidente del Municipio Val Polcevera Federico Romeo sembra pronto, pur dovendo accettare la prospettiva di lasciare il parlamentino riassicurato al centrosinistra nell'ultima tornata. Si parla anche di Simone Franceschi, sindaco di Vobbia, di Elena Putti della direzione provinciale e dell'ex presidente di Municipio Massimo Ferrante. Dalla Sala Rossa di Tursi a quella di via Fieschi vogliono trasferirsi Rita Bruzzone, Claudio Villa e Donatella Alfonso, quest'ultima reduce da un ottimo risultato alle Europee, mentre Simone D'Angelo deve ancora decidere se candidarsi o, come segretario provinciale, interpretare un ruolo da regista. Singolare poi la posizione di Alberto Pandolfo, primo dei non eletti alle politiche 2022: Andrea Orlando, se vincitore alle Regionali, lascerebbe a lui il posto in Parlamento.

 

A destra, nuovi candidati quasi certi per FdI sono gli assessori comunali Alessandra Bianchi e Sergio Gambino, davanti a nomi più che probabili come Franco De Benedictis, Vincenzo Falcone, Laura Gaggero e Alberto Campanella, fino al segretario provinciale Fabrizio Brignola. Si parla anche di Francesco Maresca, eletto in Comune nella lista Toti e promosso assessore.