Genova, nel centro storico il primo checkpoint Hiv gratuito
di Matteo Angeli
La Liguria negli ultimi anni si è sempre attestata fra le regioni italiane con il numero più elevato di incidenza di nuove infezioni da HIV
Un checkpoint aperto tutto l’anno contro l’infezione da virus dell’HIV. Apre a genova e precisamente nel suyo centro storico, da sempre un punto di passaggio, d’incontro e di scambio.
La struttura, che prevede di aprire entro il mese di dicembre 2021, è composta da quattro locali siti a piano strada, in un immobile di proprietà del Comune di Genova che Anlaids Liguria si è aggiudicato in concessione con bando pubblico per una durata di 6 anni, rinnovabili per altri 6.
La Liguria negli ultimi anni si è sempre attestata fra le regioni italiane con il numero più elevato di incidenza di nuove infezioni da HIV in rapporto alla popolazione. Nel 2019 il tasso di incidenza è stato di 5,5/100.000 residenti, superiore al tasso di incidenza italiano (pari a 4,2 su 100.000 residenti) ed europeo (pari a 4,7/100.000 residenti).
Il capoluogo ligure si apre ora alla possibilità di un ulteriore hub di confronto, incontro e informazione dedicato alla propria salute e a quella di chi si ama: Nella struttura, situata in Vico Indoratori, ci si potrà informare sul virus (e su tutte le infezioni che si trasmettono per via sessuale), sottoporsi ad un test rapido per scoprire l’eventuale infezione, ricevere supporto psicologico anche con gruppi di auto aiuto composti da persone HIV positive e avere indicazioni sul percorso terapeutico in caso di positività. Tutto gratuitamente, avvalendosi di personale medico, psicologi e personale non sanitario adeguatamente formato.
È il progetto IOC’ENTRO ideato da ANLAIDS Liguria che verrà realizzato anche grazie al finanziamento vinto al Community Award Program 2021, Bando di concorso promosso in Italia dalla società biofarmaceutica Gilead Sciences per selezionare e premiare i migliori progetti presentati da Associazioni pazienti o Organizzazioni no profit del Paese nell’area della malattie infettive e della patologie oncoematologiche.
Se è vero che l'avvento delle terapie antiretrovirali ha radicalmente cambiato la prospettiva di vita di un paziente con HIV nel corso degli ultimi vent'anni – era il 1997 quando vennero introdotte nel nostro Paese – quella del virus in Italia è ancora una storia quanto mai attuale.
Solo nel 2019 le nuove diagnosi da HIV sono state più di 2500, metà delle quali avvenute tardivamente, in uno stadio avanzato della malattia, quando il numero delle cellule CD4 (le cellule del sistema immunitario bersaglio dell'HIV) è ormai troppo basso e l'efficacia delle terapie diminuisce.
Al contrario le terapie antiretrovirali, sebbene non riescano ad eliminare il virus, possono tenerlo a bada: i pazienti sieropositivi che seguono regolarmente la terapia non solo non sviluppano l'AIDS e hanno un’aspettativa di vita paragonabile a quella di pazienti sieronegativi ma possono ridurre la carica virale in circolo al punto che il virus non è più rivelabile, eliminando così anche il rischio di trasmissione dell'infezione agli altri. Ma perché le terapie riescano a fare tutto questo è necessario sapere di essere sieropositivi: e per saperlo l'unico modo è sottoporsi al test.
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