Genova, morte prete no vax. I parrocchiani: "Era un uomo straordinario"
di Giorgia Fabiocchi
Don Paolo Romeo non era vaccinato. "Noi però non gli abbiamo mai sentito pronunciare certe frasi che sono circolate in queste ore"
"Don Paolo Romeo era un uomo straordinario, sempre attento al prossimo", con queste parole un parrocchiano dell'abbazia di Santo Stefano, in pieno centro a Genova, ricorda don Paolo, stroncato dal covid all'età di 51 anni. Don Paolo Romeo non era vaccinato, la sua posizione sui vaccini sembrava essere molto rigida ed intransigente. Al parroco genovese vengono attribuiti termini estremi, legati ad ambienti ristretti di origine lefebvriana, per cui, secondo quest'ala, "nei vaccini sono presenti cellule derivate da embrioni abortiti".
Le idee di don Paolo Romeo rispetto all'utilizzo dei vaccini anti-covid non vengono smentite da chi lo conosceva ma, "nessuno - spiegano - gli ha mai sentito pronunciare le frasi che si leggono sulla stampa in queste ore". Probabilmente era scettico, aveva paura del vaccino, trapela dalla chiesa. E sulla notizia che sta circolando, rispetto alla quale don Paolo sarebbe stato anche anti-papa Francesco? "Non è assolutamente vero, il nostro parroco ha sempre difeso la chiesa e le posizioni di Francesco, di cui conservava una foto nella sacrestia dell'abbazia di Santo Stefano", spiegano un parrocchiano e Don Moretti, parroco dell'abbazia di Santa Zita, che sta sostituendo don Paolo.
Don Paolo è stato colpito da Sars-Cov-2 circa un mese fa, all'inizio sembrava una banale influenza invece, con il passare dei giorni, le sue condizioni sono peggiorate ed è stato necessario il ricovero all'ospedale Galliera, a pochi passi dalla sua chiesa, dove è deceduto nel reparto di Rianimazione. Gli anziani genitori di don Paolo sono molto addolorati e scioccati, chiedono riserbo per questi giorni, avvolti dal dolore.
Si terranno domani mattina (venerdì 4 febbraio ndr) i funerali di don Paolo, preso la sua abbazia di Santo Stefano, e ad officiare la funzione sarà l'arcivescovo di Genova, mons. Marco Tasca. "Per me era come un padre - confessa a Telenord un giovane parrocchiano cresciuto con don Paolo -, era un uomo straordinario che faceva dell'accoglienza la sua principale missione, in questi giorni la sua immagine sta passando per quella che non era. Questo è il momento della preghiera, del silenzio, chiediamo di pregare per lui e di rispettarlo. Non portiamo rancore".
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