Elezioni Genova, il centrosinistra non si sblocca: i “saggi” del Pd non trovano l’intesa sul candidato

di Redazione

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Ancora un nulla di fatto nella riunione che si è svolta nel tardo pomeriggio: i nomi sul tavolo restano quelli di Romeo, Sanna, Terrile e Pastorino

Elezioni Genova, il centrosinistra non si sblocca: i “saggi” del Pd non trovano l’intesa sul candidato

La situazione non si sblocca: i 10 saggi del Pd nella riunione svolta nel tardo pomeriggio di oggi non hanno ancora trovato l’intesa sul nome da presentare - prima agli alleati e poi agli elettori - come candidato sindaco di Genova. Il tutto alla vigilia dell’investitura semi-ufficiale di Pietro Piciocchi al Teatro Stradanuova di fronte ai rappresentanti dei partiti dell’attuale maggioranza. A destra era serpeggiato il timore che gli avversari volessero giocare uno “sgambetto” annunciando il candidato nel primo pomeriggio per mettere in ombra Piciocchi: questa eventualità sembra definitivamente tramontata.

Gli alleati - Intanto attorno al Pd gli alleati, che non possono dirsi ancora ufficiali perché molto dipenderà dalla scelta del candidato, aspettano la fumata bianca. E se i 5 Stelle avanzano la candidatura di Tiziana Beghin e Azione osserva da fuori i movimenti del campo largo, a Italia Viva non deve essere piaciuta l’ipotesi Luca Pastorino, spuntata in nottata in aggiunta alle proposte già presenti sul tavolo.

Una rosa che si allarga - Il nome di Luca Pastorino infatti si somma a quelli del consigliere regionale e presidente del Municipio Valpolcevera Federico Romeo, al capogruppo in Regione Armando Sanna e all’ex segretario provinciale Alessandro Terrile. Tutti e tre si presentano con ottimi curriculum e importanti bacini di voti ma sono “vittime” dei veti incrociati del centrosinistra, proprio come Pastorino, o del Pd stesso. Sembra difficile inserire ulteriori pretendenti in corsa ma allo stesso tempo nessun nome sembra aver scaldato i cuori della quasi-coalizione. Più passeranno i giorni e più il centrosinistra rischierà di trasmettere la sensazione di essersi accontentato del candidato che sceglierà: un rischio che chi vuole tornare a governare dopo anni di sconfitte non si può proprio permettere.

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