Caso Toti, Cavo e Bozzano a Schlein: "Doppiopesismo e strumentalizzazioni arrivano da lei, la Liguria non è paralizzata"

di Redazione

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"Il presidente non si dimette nel rispetto di un mandato ricevuto dagli elettori e di una legge che non prevede dimissioni in fase di indagine preliminare"

Caso Toti, Cavo e Bozzano a Schlein: "Doppiopesismo e strumentalizzazioni arrivano da lei, la Liguria non è paralizzata"

Ilaria Cavo, parlamentare e coordinatrice regionale della Lista Toti (nella foto, il presidente e la deputata), e Alessandro Bozzano, capogruppo totiano in consiglio regionale, prendono di mira le dichiarazioni odierne di Elly Schlein rese prima a Telenord e poi al convegno dei giovani industriali a Rapallo. "Leggiamo e ascoltiamo la segretaria del Pd - scrivono la Cavo e Bozzano - che accusa il centrodestra di strumentalizzare la magistratura mentre lei viene a chiedere le dimissioni di un governatore emettendo già una sentenza di colpevolezza e quindi trasformando, lei sì, l'indagine della magistratura in un'arma politica da usare a proprio vantaggio e quindi strumentalizzandola. Arrivano poi lezioni di doppiopesismo che rispediamo al mittente, limitandoci a ricordare come da parte nostra il garantismo sia sempre stato costante, mai a corrente alternata come il loro. Proprio sulla vicenda Emiliano, basta riascoltare le dichiarazioni del presidente Toti che si è sempre dimostrato un esempio di garantismo, mantenuto in occasione di tutte le indagini che hanno coinvolto esponenti del centrosinistra. Come si siano conclusi i casi di Ottaviano Del Turco e Gianni Pittella, amministratori arrestati e poi riconosciuti completamente innocenti, noi ce lo ricordiamo. Anche nel Pd dovrebbero ricordarselo e farne tesoro”.

“Sempre quanto al doppiopesismo e all'uso politico e strumentale delle intercettazioni e di atti parziali di un'inchiesta ancora alla fase preliminare, chiediamo a Elly Schlein - proseguono - se intenda usare la sua stessa chiave di lettura per sospendere dagli incarichi anche gli esponenti del Pd i cui nomi risultano legati a uno degli indagati e chiamati in causa in un disegno di appalti e nomine portuali.

"Infine, quanto all'auspicio della segretaria dem di far voltare pagina alla Liguria, pare che piuttosto - proseguono - intenda voltarsi dall'altra parte per non vedere la realtà. Il presidente Toti non si sta dimettendo proprio nel rispetto di un mandato ricevuto dagli elettori e di una legge che non prevede dimissioni in fase di indagine preliminare per cui la sentenza è già scritta solo per il Pd e per l'opposizione. E lo fa soprattutto per una Liguria che non deve voltare pagina, ma che con una giunta pienamente operativa può andare avanti in quel percorso di crescita, totalmente certificato da numeri del tutto diversi dall'immagine che vediamo tratteggiare. Abbiamo sentito annunciare piani necessari per l'occupazione, e per lo sviluppo. I dati, frutto dei due mandati di questa maggioranza, raccontano di un'occupazione mai così alta, che cresce più della media italiana e di quella del Nord Ovest, in particolare con contratti a tempo indeterminato, per le donne e i giovani, con i neet in costante calo. Raccontano di un Pil in forte crescita, come il reddito pro capite e tutti gli indicatori economici, a partire da quelli del turismo. Non ci stanchiamo di ripeterlo ancora oggi di fronte alle dichiarazioni di Orlando che parla di una Liguria in recessione per la crisi del totismo. Questo significa, per sua stessa ammissione, che il totismo fino a oggi ha rappresentato la crescita. Stia dunque tranquillo Orlando che la crescita della Liguria è radicata in programmi e progetti ben definiti e avviati in questi anni".

"Quanto ai loro piani futuribili risolutivi per l'industria, a quanto pare a lui affidabili dal Pd, basta ricordare che stiamo parlando di chi è stato ministro del lavoro e più volte ministro ligure della Repubblica, durante legislature in cui non non abbiamo visto soluzioni determinanti, ad esempio per l'Ilva, la Piaggio, e le maggiori industrie della nostra regione, ma semmai l'incardinarsi di situazioni di crisi - concludono la Cavo e Bozzano - che il centrodestra si è trovato ora ad affrontare e che sta affrontando”.