Caso Salis, il prof. Gialuz (UniGe) a Telenord: "Nell'Ungheria di Orban grave problema di rispetto dei diritti fondamentali"

di Stefano Rissetto

La giovane italiana, sotto processo a Budapest, condotta in aula con i ferri ai polsi e fasce di cuoio alle caviglie

Il caso di Ilaria Salis, la cittadina italiana arrestata a Budapest per aver preso parte a scontri in margine a una manifestazione di estrema destra, viene analizzato per Telenord da Mitja Gialuz, ordinario di Procedura penale all'Università di Genova. "Premetto che la Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo e la Carta di Nizza, oltre ad altre fonti derivate di diritto comunitario, sanciscono il diritto alla presunzione di innocenza - dice il professor Gialuz, ospite della rassegna stampa quotidiana di Telenord - e vietano agli Stati membri di applicare agli imputati strumenti di coercizione personale, quelli che una volta si chiamavano 'ceppi': quelle immagini in Europa non hanno diritto di cittadinanza".

"Questo caso - prosegue il giurista - riporta di attualità i problemi fra Ungheria e Unione Europea. Esiste infatti un procedimento di infrazione contro Budapest per violazione dei diritti fondamentali, che si collega al superamento dell'imparzialità e dell'indipendenza dei tribunali e all'aumento delle pene per gli oppositori politici".

"Qui - conclude il professor Gialuz - c'è una giovane donna, condotta in aula in una condizione inaccettabile di restrizione e mortificazione della persona, accusata di fatti risibili che in Italia, al massimo, potrebbero costare 4 anni, mentre a suo carico il pm ungherese ne chiede 11. Questa vicenda segnala come nell'Ungheria di Orban ci sia un grave problema di rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini".


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