Addio a Luca Patrone, detto il "Langense": un'icona dell'enigmistica

di Redazione

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Ingegnere, 51 anni, era considerato un autentico genio dagli appassionati

Addio a Luca Patrone, detto il "Langense": un'icona dell'enigmistica

Incrociare il suo sorriso, i suoi occhi e la sua intelligenza era un dono e lo resterà per sempre. Questa notte si è spento il sorriso di Luca Patrone, aveva 51 anni e dagli anni più belli della sua giovane vita combatteva contro la malattia, lo faceva con coraggio, tenacia. Lo faceva sempre con la ferma volontà di rendere le cose meno dolorose, non tanto per lui, ma piuttosto per chi lo amava e gli stava vicino.

Della modestia Luca ha fatto uno stile di vita, per avvolgere con l’umiltà qualità uniche: laureato in Ingegneria, bravissimo pianista, un vero genio dell’enigmistica. Lo ricorda e lo descrive in modo meraviglioso Stefano Bartezzaghi, giornalista, scrittore e semiologo italiano. Bartezzaghi, vera icona dell’enigmistica, scrive: “Oggi è morto un mio caro amico, si chiama Luca Patrone ma tutti gli enigmisti lo conoscono con il nickname de “Il Langense“. Mi fa un po’ specie dover utilizzare i verbi al passato parlando di lui, ma so che Luca - che era un ligure di poche, maledette e definitive parole - si sarebbe fatto un sogghigno e se ne sarebbe uscito con qualcosa del tipo “Eh! Saranno anche problemi tuoi, belìn“.

Lui era un enigmista, di quelli bravi in tutto ma soprattutto nei rebus e in quei giochi a bisenso brevi, dove la sua sintesi innata, atavica, riusciva a cesellare veri e propri capolavori. Nel piccolo campo dell’enigmistica “classica” ha vinto tutto, spesso a mani basse. Tornava a casa caricando la macchina di coppe e custodie di medaglie con quella sua figura esile, il viso affilato e lo sguardo che ti trafiggeva. Ha scoperto un brutto male tanto tempo fa e lo ha combattuto con la sua stessa indole, tenace, senza piangersi troppo addosso, giorno per giorno, provando ogni soluzione per andare avanti ancora un po’. Mai un lamento, semmai uno sguardo un po’ preoccupato e una frase del tipo “Eh, non è un buon periodo“.

Ma tenace come certe piante della sua Liguria resisteva, e inanellava i suoi capolavori. E con quel suo spirito caustico commentava spesso in allegra ferocia certi miei post, o certe definizioni sulla rivista, con quella leggerezza che solo chi si sente amico può avere. Amava la Settimana, la conosceva a menadito, ogni sua obiezione era sempre profondamente fondata. Per me è stato un interlocutore fondamentale. Quando ci si vedeva poi, si finiva sempre davanti a una birra, a parlare del nostro piccolo mondo e anche di quello più grande attorno a noi. Le sue poche parole contro il mio profluvio. Era un amico, era un appassionato come non se ne trovano, aveva un mondo dentro che di tanto in tanto, inaspettatamente, apriva e mostrava una ricchezza di pensiero, di osservazione, di sensibilità.

Chi si intende di enigmistica oggi piange un carissimo amico e un campione ineguagliabile. Lui rimpiangeva di non aver mai conosciuto mio papà: spero tanto che ci sia qualcosa dall’altra parte, se non altro per dare a lui il modo di abbandonare tanta sofferenza, e il modo di conoscere mio padre. Sono sicuro che si intenderebbero alla perfezione.

Ciao Luca, ti abbraccio come non siamo mai stati capaci di fare, resterai nei nostri cuori”.

Era proprio così Luca, che amava sorridere e che sapeva comunicare senza sprecare le parole. Era un amico straordinario, un compagno di tante avventure,  capace qualche anno fa di inventare pure un CruciDerby pubblicato da Il Secolo XIX per presentare una sfida tra Sampdoria e Genoa.

I funerali si svolgeranno mercoledì mattina alle ore 10, nella chiesa parrocchiale di San Bernardo a Campomorone. Alla moglie Simona, alla figlia Laura, alla mamma Maria Candida e alle sorella Monica e Michela, le condoglianze  dell’editore e della redazione di Telenord