Uccise l'ex fidanzata nel 1995, Salvatore Aldobrandi condannato all'ergastolo

di Filippo Serio

3 min, 28 sec

La sentenza dopo anni di udienze e indagini: il 73enne dovrà anche risarcire la famiglia della ragazza

Uccise l'ex fidanzata nel 1995, Salvatore Aldobrandi condannato all'ergastolo

E' stato condannato all'ergastolo Salvatore Aldobrandi, accusato dell'omicidio dell'ex fidanzata Sargonia  Dankha, giovane svedese di origini irachene che era stata uccisa nel novembre del 1995, in Svezia. La Corte d'Assise di Imperia ha pronunciato la sentenza che chiude un processo lungo e complesso, un caso rimasto irrisolto per trent'anni.

La sentenza - La corte è stata presieduta dai giudici Carlo Alberto Indellicati ed Eleonora Billeri: la sentenza, letta in aula condanna all'ergastolo Salvatore Aldobrandi, pizzaiolo di 73 anni originario della provincia di Cosenza ma da anni residente a Sanremo, il quale era stato arrestato il 17 giugno del 2023 su ordine del gip di Imperia, con l'accusa di aver ucciso Sargonia Dankha, di 21 anni, sua ex fidanzata.

Una vicenda giudiziaria che si chiude dopo anni di udienze e indagini. Giudici e giuria si erano riuniti nelle ultime 48 ore per decidere sulla colpevolezza e innocenza dell'imputato. Secondo la Procura imperiese, rappresentata dai pm Paola Marrali e Matteo Gobbi, Aldobrandi ha agito "per futili e abbietti motivi" uccidendo Sargonia per gelosia.

Nella sentenza, si legge anche di un risarcimento che Aldobrandi dovrà versare alla famiglia di Sargonia, in particolare in favore di Ghariba Dankha di una provvisionale immediatamente esecutiva che si liquida in complessivi euro 300mila ed in favore di Ninos Dankha di una provvisionale immediatamente esecutiva che si liquida in complessivi euro 100mila. Condanna altresì l’imputato alla rifusione delle spese processuali sostenuti dalle parti civili che si liquidano complessivamente in euro 14.765,40"

La difesa - Il legale di Aldobrandi, l'avvocato Fabrizio Cravero, aveva concluso chiedendo l'assunzione "delle prove richieste" ovvero l'audizione di altri testi e l'assoluzione "perché il fatto non sussiste" e in subordine l'"esclusione della recidiva, l'insussistenza dell'aggravante contestata e la concessione delle attenuanti". All'esito della lettura del dispositivo ha annunciato che attenderà di conoscere le motivazioni per poi ricorrere in Appello.

La Procura - "E' stata davvero una grande soddisfazione: per noi, per il nostro ufficio e mi piace dire, forse esagero, per l'Italia che ha saputo dare una risposta di giustizia dopo tanti anni a una famiglia colpita da un fatto gravissimo" - sono state le parole a caldo del pm Maria Paola Marrali dopo la sentenza di condanna. Nel corso della requisitoria venerdì scorso, Marrali aveva citato un caso analogo a questo, quello di Roberta Ragusa, il cui marito Antonio Logli è stato arrestato e condannato malgrado l'assenza del cadavere. Citando la sentenza della Cassazione aveva detto: "Non è morte accidentale altrimenti avremmo trovato il corpo, e allora è sicuramente una morte omicidiaria". Soddisfazione anche per il collega Matteo Giobbi: "Le speranze c'erano, però è evidente che nel corso di un processo e di un'indagine, ci sono tanti momenti in cui le cose possono andare bene o meno bene. L'importante è avere ben chiaro un obiettivo finale e noi pensavamo di averlo, senza nessun tipo di problema, nel dover andare avanti".

Parte civile - "Siamo veramente molto contenti per noi e per la famiglia, che purtroppo non è riuscita a reggere alle emozioni di venerdì ed è tornata in Svezia. L'abbiamo già contattata e sono felicissimi, perché anche se questo processo non restituirà loro Sargonia, riusciranno però a mettere un punto a questa vicenda durata trent'anni" - ha aggiuntol'avvocato Francesco Rubino, parte civile della famiglia di Sargonia Dankha. "Eravamo convinti che la Corte avrebbe creduto alle nostre ricostruzioni che ci fossero prove sufficienti e che il grandissimo lavoro dei poliziotti nel 1995, della procura d'Imperia e poi nostro, per fare aprire questo processo, fosse alla fine riconosciuto". Conclude Rubino: "Ed è stato riconosciuto non solo che Aldobrandi ha commesso un omicidio, ma che l'ha commesso in circostanze particolari, cioè coi motivi abietti: una costante relazione caratterizzata dal possesso e dall'ossessione, quello che ha determinato oggi l'ergastolo".

Il personaggio - La svolta che aveva riaperto il caso era avvenuta nel giugno del 2023, quando Salvatore Aldobrandi era stato arrestato in Italia con l'accusa di aver ucciso la ragazza. Era già finito in carcere in Svezia con la stessa accusa, poi era stato rilasciato nel gennaio del 1996, per poi trasferirsi proprio a Sanremo. Trent'anni dopo, si chiude con un colpevole il femminicidio di Sargonia