Trent'anni fa la strage di Capaci, Toti: "Gli uomini passano, le idee restano". La vedova di Vito Schifani: "Fummo lasciati soli"
di Edoardo Cozza
Il 23 maggio del 1992 nell'attentato in Sicilia la mafia uccise Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta
"23 maggio 1992. Sono passati trent'anni dalla strage di Capaci, in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. Una data che ha segnato uno dei periodi più bui della storia del nostro Paese. Non dimentichiamo chi ha sacrificato la propria vita per combattere la criminalità e l'illegalità. La mafia voleva uccidere Falcone e invece l'ha reso il simbolo di quella lotta che oggi deve diventare la nostra. Gli uomini passano, le idee restano". Lo scrive su Facebook il presidente della Liguria e fondatore di Italia al Centro, Giovanni Toti.
"Quando venne ammazzato il giudice Falcone noi familiari degli uomini della scorta fummo lasciati soli. L'unico a starci vicino è stato Paolo Borsellino, un uomo meraviglioso e io sono qui per lui". Così Rosaria Costa, la vedova dell'agente Vito Schifani che dal pulpito della chiesa di San Domenico a Palermo invitò i mafiosi a inginocchiarsi e a chiedere perdono, a Genova nel corso della commemorazione organizzata dall'Anm per i 30 anni della strage di Capaci.
"Lui mi disse di rimanere a Palermo, ma dopo la sua morte scappai dalla Sicilia. Borsellino era lo Stato che fa sentire importante. Perché gli uomini della scorta non vengono quasi mai ricordati", ha detto ai tanti magistrati e avvocati genovesi riuniti nell'aula magna del tribunale.
"Io non credo alle grandi manifestazioni, alle grandi commemorazioni come stanno facendo a Palermo. Non le rinnego, ma le rifuggo. Penso che potrebbero usare questi soldi per qualcosa di più importante per ricordare i giudici e gli uomini delle scorte. Ma una cosa bisogna dirla: non lasciate sole le persone per bene, perché quando sono sole fanno questa fine", ha concluso la vedova.
Ad aprire la commemorazione è stato il presidente della giunta ligure dell'Anm Domenico Pellegrini che ha ricordato come i magistrati abbiano "un grande debito verso i colleghi uccisi e che bisogna continuare la loro opera facendo il nostro dovere, rispettando le leggi e dimostrando anche nelle aule di giustizia i valori in cui crediamo. Dimostrando a noi stessi e al mondo che Falcone è ancora vivo".
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