Transizione, l'approccio di neutralità tecnologica e il collante della filiera
di Simone Galdi
Bombardi (RINA): "Per l'Italia decarbonizzazione ma rispettando le sue specificità"
Una visione non ideologica, di neutralità sulle soluzioni esistenti e di apertura verso tutti i soggetti convolti nella transizione energetica. Si spiega così l'approccio del RINA, l'azienda nata nel XIX secolo come Registro Navale Italiano a Genova, che oggi lavora in tutto il mondo fornendo servizi alle realtà coinvolte nella decarbonizzazione. Di tutti questi aspetti abbiamo parlato con Andrea Bombardi, Global Market Executive vice presidente della società, che negli studi di Telenord, ospite di "Energia & Ecosostenibilità", ha voluto raccontare la sua visione dell'oggi e le proiezioni dell'azienda sul domani.
La filosofia del lavoro - "Il Rina lavora tantissimo nella transizione energetica - spiega Bombardi - perché ha la fortuna di essere esposto a diversi mercati: produzione di energia elettrica, trasporto, distribuzione e immagazzinamento dell'energia elettrica. Fino all'utilizzo finale in alcuni settori molto energivori: acciaierie, cartiere, l'industria del vetro, della ceramica. Noi siamo il collante di tutta la filiera e aiutiamo le aziende a capire come poter affrontare questo percorso difficile che è la transizione energetica. Il Rina, non essendo specificatamente coinvolto in nessuna di queste filiere, ha una visione super partes. Riteniamo che la transizione debba essere affrontata non in maniera divisiva, scegliendo una sola soluzione, una tecnologia, ma con l'approccio della neutralità tecnologica, andando a complementare quelle che sono le soluzioni anche con la loro maturità tecnologica. Alcune soluzioni sono già pronte oggi, altre lo saranno domani, noi dobbiamo tracciare un percorso anche in funzione delle leve che abbiamo o che ci saranno".
Il panorama italiano - "Le rinnovabili sono un ottimo un complemento rispetto a quello che è un carico di base, dato oggi dalle centrali a gas. In Italia, dobbiamo ragionare sui biocombustibili, che sono già disponibili in commercio e che permettono agli operatori del settore di fare un cambio molto rapid,o tra un combustibile fossile tradizionale e un combustibile a base biologica, neutrale per le emissioni di CO2. Abbiamo poi tutto il tema della cattura della CO2, perché sono i target europei e mondiali definiscono le emissioni della CO2. Se noi la catturiamo, non le permettiamo di andare in atmosfera".
Le alternative e i loro tempi - "Il nucleare è sicuramente una soluzione che sta guardando la fusione ancora come elemento di ricerca e sviluppo, traguardabile in qualche decennio. Per quel che riguarda la fissione, oggi il modello della fissione è radicalmente cambiato: non parliamo più dei grandi impianti, ma parliamo di quelli che vengono definiti reattori modulari, piccoli o medi reattori fatti in fabbrica e portati poi sul sito. Questo è un approccio molto interessante, è un approccio che ha bisogno però di studi. Si parla della terza e della quarta generazione. Oggi la terza è pronta. La quarta generazione introduce degli ulteriori elementi, quali la chiusura del ciclo del combustibile oppure il rafforzamento della sicurezza passiva. Dobbiamo ragionare molto sul tema dei materiali: pensiamo ad esempio al piombo fuso e quindi a tutti gli elementi di corrosione che devono essere gestiti accuratamente, per un reattore che deve avere una durata più che decennale".
Il Belpaese e il trilemma dell'energia - "L'Italia deve perseguire la transizione energetica sulla base delle disponibilità che ha. Quando parliamo di risorse naturali parliamo di vento e di sole. Noi dobbiamo chiaramente far leva su quello che abbiamo. L'Italia ha meno irraggiamento della Grecia e della Spagna, non ha il vento che c'è in Atlantico o nel Mare del Nord, siamo un Paese molto antropizzato, ad alta densità di popolazione e quindi suolo consumato. Questo vuol dire che lo spazio per le rinnovabili c'è ma non è infinito, abbiamo bisogno di quella complementarità di cui parlavamo prima. È importante anche che ogni Paese venga riconosciuto per quelle che sono le sue peculiarità. L'Italia è la seconda industria manifatturiera europea, il che vuol dire anche tanta occupazione per i nostri connazionali. Dobbiamo ragionare su quella che è l'impronta della nostra industria e chiaramente per ridurre le emissioni in una maniera che sia coerente e che possa risolvere realmente quello che viene detto "Trilemma dell'energia": disponibilità di energia, costo dell'energia e un'energia più sostenibile".
Verso il futuro - "Rina è una società che è molto volta all'innovazione, perché riteniamo che l'innovazione delle tecnologie e il supporto che può dare l'innovazione, le tecnologie siano una chiave per poter trovare nuove soluzioni a disposizione della transizione energetica. Stiamo facendo un progetto molto interessante chiamato Hydra, per studiare prima la riduzione del minerale di ferro e poi la produzione dell'acciaio con l'idrogeno. È un progetto pilota, ma che ha una scala comparabile con la scala dei grandi impianti, per i diversi gradi di acciaio.Mettere a punto un certo grado di acciaio, utilizzando l'idrogeno, è un tema di innovazione che deve traguardare la produzione anche di quello che viene chiamato acciaio verde, senza emissioni di CO2" conclude Bombardi.
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