Tenco, la famiglia dell'artista contro il Premio: "Tra gli ospiti anche un condannato per l'assassinio del commissario Calabresi"
di steris
Gli eredi di Luigi vedono inoltre "sistematica volontà da parte di questo Direttivo di sfruttare poco nobilmente il nome di Tenco e del Club"
La famiglia di Luigi Tenco torna a dissociarsi dal direttivo dell'omonimo Club in un duro comunicato in cui si accusa il sodalizio di "sfruttare poco nobilmente il nome di Tenco e del Club Tenco" e nel quale si ricorda, tra l'altro, che "il Premio Tenco nacque in antitesi al Festival di Sanremo". C'è anche un durissimo riferimento indiretto alla presenza tra gli ospiti di Adriano Sofri che, pur avendo scontato la pena, per la legge italiana è colpevole dell'assassinio del commissario Luigi Calabresi, perpetrato a Milano il 17 maggio 1972, insieme con Giorgio Pietrostefani, da anni libero a Parigi protetto dalla 'dottrina Mitterrand' e Ovidio Bompressi, graziato nel 2006 per motivi di salute da Giorgio Napolitano e coinvolto nel 2017 in un'altra vicenda, molto più lieve, per lesioni causate a un vicino, con patteggiamento a 3 mesi ai servizi sociali.
Dopo 12 anni di processi, la Cassazione sancì che Bompressi aveva premuto il grilletto, accompagnato da Leonardo Marino che nel 1988 aveva confessato ai carabinieri permettendo al pm Ferdinando Pomarici di riaprire l'inchiesta, mentre Sofri e Pietrostefani erano stati i mandanti.
"Alla luce di quanto emerge dall'organizzazione dell'attuale Premio Tenco - scrive la famiglia del cantautore - per noi questo è fermo al 40° anno e cioè quando dieci anni fa il Club Tenco pubblicò il comunicato della partecipazione al Festival di Sanremo, luogo in cui perse la vita in circostanze mai chiarite Luigi Tenco".
"Tralasciando per ora altri fatti che da anni ci hanno portato a disconoscere il Direttivo del Club Tenco e a non rinnovare l'uso del marchio, per l'edizione in corso notiamo un sistema di assegnazione di targhe e premi basato sulla vicinanza di certi personaggi ad alcuni individui del Direttivo o sugli interessi discografici e commerciali di altri individui del Direttivo stesso" scrivono i familiari del cantautore che confermano la loro posizione: "A seguito di ciò e dell'increscioso episodio occorso all'artista Piotta con il Club Tenco e che ancora una volta ha segnato in modo negativo il nome Tenco, durante la scorsa estate abbiamo chiesto trasparenza e nuovamente i documenti del Club Tenco rivolgendoci persino al Notaio Roberta Capossela di San Remo, che per il Club aveva registrato diversi atti, la quale ad oggi, protraendo l'ingiustificato silenzio del Direttivo del Club, non ci ha ancora fornito pur essendo atti pubblici".
Quindi, il riferimento a Sofri, pur non esplicitamente nominato ma, a differenza di Bompressi e di Pietrostefani, quest'ultimo da tempo libero a Parigi per effetto della 'dottrina Mitterrand', è presente nel programma della rassegna: "Dal programma e dagli eventi della manifestazione constatiamo, visto il periodo elettorale in Liguria, la presenza di politici e addirittura la partecipazione come ospite di un condannato per l'assassinio del commissario Calabresi. Fatto che, al di là di qualsivoglia revisionismo storico, riteniamo molto lontano dal principio della salvaguardia della legalità".
Infine "apprendiamo con profonda amarezza che il Direttivo del Club Tenco ha concesso l'allestimento del catering della manifestazione ad un soggetto che a luglio scorso ha mercificato il nome Tenco intitolando l'albergo diffuso in Ricaldone, avuto in gestione dal Comune di Ricaldone nel cui cimitero riposa Luigi Tenco, con la denominazione Albergo Tenco by Bottega e per tale ragione è stato raggiunto da diffida ed ingiunzione legale per nostro conto".
"Riteniamo che quanto sopra accennato, che denota una sistematica volontà da parte di questo Direttivo di sfruttare poco nobilmente il nome di Tenco e del Club Tenco, sia totalmente estraneo ai valori originali del Club Tenco stesso e soprattutto ai principi di Luigi Tenco che in vita si era battuto contro la corruzione, contro le mafie e contro le ingiustizie".
Il passaggio su Sofri non mancherà di far discutere ancora. La condanna dell'ex capo di LC e degli altri due coimputati (per Marino erano scattati i benefici dei pentiti e la relativa prescrizione) era arrivata al termine di un lungo processo, nel corso del quale vennero approvate anche due leggi che vennero definite "ad personam", la prima sulla sede del giudizio di revisione che si era svolto a Venezia e la seconda addirittura di livello costituzionale sulla titolarità del potere di grazia, che era sempre stato di competenza del Guardasigilli, con il capo dello Stato limitato alla semplice controfirma. Gli arresti di fine luglio 1988 avevano provocato la reazione compatta di molti esponenti di quella che sarebbe stata definita la "lobby di Lotta Continua": direttori di giornali o telegiornali, politici di primo piano, scrittori, professori universitari.
L'inchiesta sul delitto Calabresi divenne così il "caso Sofri", generando una cospicua produzione saggistica, letteraria e teatrale a difesa dell'ex capo di Lotta Continua, movimento di cui l'inchiesta metteva pesantemente in forse la natura non violenta rivendicata dai suoi militanti: tra gli intellettuali che erano intervenuti, non necessariamente con un passato in LC, Carlo Ginzburg scrisse "Il giudice e lo storico", Antonio Tabucchi svariati scritti tra cui un racconto ("Può un battito d'ali di una farfalla provocare un tifone a Pechino?") e un pamphlet ("La gastrite di Platone"), Dario Fo la commedia "Marino libero! Marino innocente!", Enrico "Erri" De Luca destinato a diventare prolifico scrittore si produsse in numerosi interventi pubblici. Nacque anche il comitato "Liberi liberi" con partecipazione di gran parte dell'intellighenzia italiana. Sul fronte colpevolista, tra i personaggi pubblici, si distinse soltanto il giornalista Marco Travaglio. Che si sarebbe visto validare le sue tesi dalla Cassazione.
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