Siccità in Liguria, l'agricoltore: "Basilico non è a rischio. A soffrire sono ulivi e ortaggi come le lattughe"
di Marco Innocenti
"Il rischio è che in molte zone vada in crisi già la produzione di olio del prossimo anno"
Lui si chiama Paolo Calcagno e l'azienda agricola che dirige porta il suo nome. Ma intorno a quelle serre e a quelle piante aggrappate sulle alture di Celle Ligure lavorano insieme a lui altre 45 persone. Il che significa 45 famiglie il cui reddito dipende dall'andamento di quell'azienda, fino all'altro ieri colpita dagli effetti della pandemia, con i ristoranti chiusi per mesi. Oggi la minaccia si chiama siccità. Perché qui di acqua se ne deve far andare e anche parecchia, altrimenti gli alberi non danno i loro frutti e la verdura non cresce.
"Non è solo la carenza d'acqua - ci spiega Calcagno - ma anche il calore, le temperature alte, fuori dalla norma, per tante ore e per tanti giorni e tante notti. Così va in sofferenza tutto l'apparato produttivo. La pianta inizia a soffrirne. Si riesce a contenere i problemi, ad esempio, per il basilico che ha un apparato radicale molto ridotto, quindi non ha bisogno di grandi quantità d'acqua. Insomma, almeno per il pesto si può stare tranquilli anche per la qualità del prodotto".
"Ad andare in sofferenza sono invece le piante arboree - aggiune Calcagno - Noi abbiamo degli ulivi che stanno iniziando a perdere le foglie, il frutto l'hanno già perso. Avremo all'inizio di autunno piante che dovranno riprendersi. Perderemo molti rametti terminali e questo significa che in carte zona andrà in crisi già la produzione di olio del prossimo anno".
"Per non parlare poi di alcuni ortaggi che necessitano di grandi quantità d'acqua. Noi abbiamo già dovuto abbandonare le piccole produzioni, quelle meno redditizie, come le lattughe ad esempio. Le loro foglie non resistono a queste temperature e siamo stati costretti a rinunciare alla loro produzione".
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