Processo crollo Ponte Morandi, Toti: "Le rivelazioni di Mion, ex manager dei Benetton, sono sconcertanti: siamo sgomenti"
di Edoardo Cozza
Il dirigente delle aziende della famiglia Benetton ha affermato, durante un'udienza, di sapere dal 2010 che l'infrastruttura fosse a rischio crollo
"Sono sconcertanti le rivelazioni dell'ex manager dei Benetton, Gianni Mion, al processo per la tragedia del ponte Morandi. Parole che lasciano sgomenti e che ci portano ad auspicare in maniera ancora più convinta che si faccia giustizia per questa tragedia". Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti commenta la deposizione dell'ex amministratore delegato della holding dei Benetton 'Edizione', ed ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia, al processo per il crollo del ponte Morandi secondo cui già nel 2010 si sapeva che l'infrastruttura era a rischio crollo. "È una ferita che continua a sanguinare per Genova - denuncia Toti - e per le famiglie delle 43 vittime a cui oggi va il mio pensiero".
"Le parole dell'ex amministratore delegato di Benetton Gianni Mion mi hanno dato un senso di sconforto e di sgomento. Sono dichiarazioni che umanamente colpiscono - ha poi aggiutno Toti in un'intervista a margine durante il Consiglio Regionale - Se così sono andate le cose, francamente è piuttosto disarmante che un Cda che ha responsabilità economiche e sociali così importanti nel Paese abbia girato la testa di fronte ad un rischio effettivo di quella portata. Mi auguro che i giudici non solo dimostrino la colpevolezza ma che sanzionino con il dovuto rigore. Devo dire che sono rimasto agghiacciato di fronte alle dichiarazioni del dottor Mion sul fatto che si ritenesse che la concessionaria fosse controllata e allo stesso tempo controllante, il che certifica la totale assenza di un sistema di controllo ministeriale sull'utilizzo di concessioni pubbliche, seppur affidate ad un privato."
"Da una parte emerge un lato di squallore umano gigantesco, dall'altra un vuoto normativo o quantomeno un cortocircuito ancora più grave perché non riguarda l'atteggiamento di una singola persona, ma il fatto che si ritenesse sostanzialmente che fosse colui che utilizza le concessioni pubbliche a fare anche da controllore del proprio operato. Sarebbe un po' come dire che gli studenti si valutino da soli i propri compiti, è chiaro che i voti sarebbero ottimi ma gli alunni sarebbero tutti ignoranti. Questo merita un ulteriore riflessione"
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