Porti italiani, Uniport: “Confronto necessario per una riforma efficace”

di Carlotta Nicoletti

1 min, 25 sec

Rafforzamento della governance e semplificazioni al centro della riforma. Uniport: “Serve valorizzare le imprese e chiarire i dettagli”

Porti italiani, Uniport: “Confronto necessario per una riforma efficace”


La riforma dei porti italiani sembra finalmente prendere forma. Uniport, l’associazione dei terminalisti, chiede un dialogo aperto con il Governo per definire una strategia chiara ed efficace che valorizzi anche il ruolo delle imprese private, come riporta Ferpress. 

Governance e semplificazioni – La riforma punta a rafforzare il coordinamento centrale e la governance delle Autorità di Sistema Portuale. Secondo Pasquale Legora, presidente di Uniport, si tratta di obiettivi condivisibili, ma serve maggiore chiarezza su alcuni temi cruciali. “Le bozze circolate parlano di semplificazioni e coordinamento, ma non è ancora chiaro come saranno declinati in concreto alcuni obiettivi, come il lavoro e la razionalizzazione”.

Legge delega – La scelta di procedere con una legge delega lascia ampi margini di definizione al Governo, ma Legora avverte: “È essenziale che il Ministero delle Infrastrutture e quello del Mare aprano un confronto con gli stakeholder. Solo così si potranno chiarire i numerosi aspetti ancora vaghi”.

Cold ironing – Tra i temi poco approfonditi, Uniport sottolinea il caso del cold ironing, la tecnologia che permette alle navi di spegnere i motori in porto per ridurre le emissioni. “Non ci sono riferimenti chiari sulla regolazione di un aspetto cruciale per la sostenibilità”.

Ruolo del privato – La proposta di una società a controllo pubblico per gli investimenti solleva dubbi. “Si parla del privato solo come investitore nella rete, senza riconoscere il suo contributo operativo ed economico al sistema portuale”, spiega Legora.

Conclusione – Uniport si dice pronta al confronto per contribuire alla definizione di una riforma che non solo rafforzi il settore, ma che valorizzi il lavoro e gli investimenti già compiuti dalle imprese.