Orlando, D'Angelo e i "saggi": il Pd in cerca di un 'metodo' per selezionare l'anti Piciocchi
di Matteo Cantile
All'interno del Partito Democratico sono forse troppe le teste pensanti e ancora non è chiaro quale sarà la coalizione che si opporrà al centrodestra
Chi decide il nome del candidato Sindaco di Genova per il centrosinistra? La domanda non è retorica e al momento non ha una risposta chiara: nella tipica tradizione Dem, c'è molta confusione.
Orlando – Il più attivo tra i grandi nomi del Partito Democratico è naturalmente Andrea Orlando, portabandiera del centrosinistra alle regionali, che ha deciso di restare in Liguria per costruire qui la terza fase della sua importante carriera politica: esponente locale alla Spezia da giovane, parlamentare e ministro nell'età matura, leader del partito regionale adesso. Il fatto è che Orlando non ha un ruolo definito, se non quello di consigliere regionale e 'reduce' dalla battaglia con Marco Bucci: è unanimemente considerato un possibile federatore, un uomo esperto la cui opinione conta moltissimo, ma il suo attivismo attorno al nome del candidato (e alla definizione del programma) sta facendo storcere qualche naso. L'ex ministro, almeno questo si dice negli ambienti che gli sono vicini, vorrebbe per Palazzo Tursi un candidato civico, magari proprio quella Adriana Del Borghi che Orlando ha chiamato sul palco del suo evento al teatro di Stradanuova e che, dettaglio tutt'altro che trascurabile in un'ottica più ampia, ha anche partecipato alla presentazione del programma elettorale del Movimento 5 Stelle alle ultime regionali.
Un professore? - La candidatura della Del Borghi, che al momento è solo una voce (per quanto abbastanza insistente) porta con sé un problemino non da poco su cui il centrodestra già affila le armi: dopo l'esperienza con Marco Doria, veramente il centrosinistra vuole affidarsi a un altro professore? Nulla contro i docenti, ci mancherebbe, ma la questione, almeno sul piano della comunicazione politica e dei parallelismi con il passato, non si può evitare.
Perché un civico? - Andrea Orlando avrebbe almeno due buone ragioni per puntare su un civico: la prima, ma questa la sostengono i maligni, è per evitare che un vero politico possa mettersi in concorrenza con lui nella leadership locale; la seconda, più pratica, è che se ci fosse da scegliere un uomo del Pd il candidato più qualificato sarebbe Alessandro Terrile, attuale amministratore delegato di Ente Bacini. Ma spingere un professionista che ha lavorato (e lavora) nella stessa società di Mauro Vianello (chi non ricorda questo nome recuperi l'intera inchiesta Toti per farsene un'idea) potrebbe essere un autogol. Specialmente per Orlando, che della sua distanza con l'ex presidente delle Riparazioni Navali si è sempre vantato. Ma escluso questo non trascurabile dettaglio Terrile è l'uomo con la maggiore caratura all'interno del partito, perfetto per il ruolo e temuto dagli avversari.
Gli altri? - In effetti nel Pd ci sono alcune altre personalità che un pensiero alla candidatura non se lo stanno negando e non è un mistero: i nomi più significativi sono quelli di Armando Sanna e Federico Romeo. Entrambi avrebbero degli assi da calare ma allo stato attuale, per un'ampia serie di considerazioni politiche, pratiche, ambientali, i loro nomi restano almeno due passi indietro.
E i saggi? - Il Partito Democratico, proprio perché tra i Dem la partecipazione (e, in qualche caso, la confusione) non manca mai, si è anche dotato di un collegio di dieci saggi, chiamati a confrontarsi con il Segretario metropolitano Simone D'Angelo e con il federatore Andrea Orlando per definire il perimetro della coalizione e il nome del candidato: dunque decidono loro? In realtà non sembra, anche a giudicare dal fatto che dopo un primo meeting pre natalizio, poi il gruppo (sei uomini e quattro donne, giovani ed esperti mescolati con sapienza) non si è più riunito. L'unica certezza è che i membri del comitato (al secolo, Barontini, Bassignana, Canessa Cerchi, Caputo, Di Patrizi, Farello, Pandolfo, Patrone, Piccardo, Vattuone) e il segretario D'Angelo non possono essere candidati: almeno undici persone le possiamo togliere dalle speculazioni.
Simone D'Angelo – E' vero che il segretario del Pd genovese ha oggi il prestigioso incarico di consigliere regionale ma resta, per l'appunto, segretario: a lui è affidato il compito di dialogare con i saggi, sempre lui è in definitiva il responsabile del buono (o cattivo) andamento delle elezioni amministrative della prossima primavera. Sia per una questione di ruolo che di amor proprio, dunque, è inevitabile che D'Angelo voglia incidere personalmente nella scelta del candidato che dovrà rappresentare i progressisti alle elezioni e i confini operativi con Orlando rischiano di essere un po' troppo sfumati.
La coalizione- Infine dovrà essere chiarito il perimetro dei partiti che si stringeranno attorno al candidato: il Pd correrà da solo al primo turno? Il Movimento 5 Stelle si lascerà convincere? E cosa faranno gli esponenti della varia galassia progressista che stanno annunciando vere o presunte autocandidature? E i centristi? La prossima settimana inizierà una serie di incontri tra il Pd e i potenziali alleati ma se Italia Viva sembra molto aperta a un'ipotesi di candidato comune, i pentastellati sembrano esserlo molto meno. Almeno per ora.
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