Omicidio a Chiavari, freddato l'ex collaboratore di giustizia Pino Orazio

di Fabio Canessa

4 min, 46 sec

Trovato morto vicino alla sua auto nel silo di corso Dante, prende corpo l'ipotesi della vendetta

http://video.telenord.it/wp-content/uploads/2019/04/240419-OMICIDIO-CHIAVARI-canessa-02_32.mp4 Freddato in un parcheggio mentre tornava a casa. Un colpo alla nuca, forse un proiettile, anche se la dinamica è al vaglio degli inquirenti. È morto così a Chiavari Pino Orazio, 70 anni, di professione gioielliere ma in passato collaboratore di giustizia determinante nelle indagini sulla malavita catanese, dopo essere stato vicino alla cosca del boss della mafia Benedetto 'Nitto' Santapaola. L'uomo, pensionato, gestiva il comproro 'Isola Preziosa' insieme alle due figlie in via Martiri della Liberazione, il cosiddetto 'caruggio'. Tra le ipotesi anche quella di una vendetta legata a debiti non saldati. L'allarme è stato lanciato in tarda serata da un passante che ha notato il corpo dell'uomo senza vita vicino all'auto, al quinto piano di un autosilo adibito in parte a parcheggi privati. Dapprima sembrava una morte naturale, ma poi il medico legale ha trovato un foro sulla nuca, compatibile con un proiettile. Ancora da chiarire la dinamica e il movente: lo scenario potrebbe sembrare quello di una rapina finita male, ma l'uomo, di origini siciliane, era anche un ex collaboratore di giustizia, in passato vicino alla cosca del potente boss Nitto Santapaola. Quello che farebbe escludere parzialmente l'ipotesi di un'aggressione a scopo di furto è anche il fatto che addosso a Orazio non mancava alcun oggetto personale, nemmeno quelli di valore. Un'altra pista è quella che porta a vicende di riciclaggio o usura, in base anche a quanto riferito da alcuni commercianti che avevano notato "giri strani" nei pressi nel negozio, oppure a debiti non saldati nel giro dei comproro. Secondo quanto accertato dagli uomini della squadra mobile di Genova, agli ordini del primo dirigente Marco Calì, Orazio è stato colpito a una distanza di 5-6 metri, mentre stava raggiungendo la propria macchina. La vettura era ancora chiusa. È successo intorno alle 20.30, mentre l'allarme è stato lanciato circa mezz'ora dopo da un altro utente del parcheggio. Gli agenti del commissariato di Chiavari, intervenuti per primi sul posto, hanno trovato il marsupio dell'anziano con ancora i soldi. Determinanti per risalire all’esecutore saranno le immagini della videosorveglianza, sia quelle piazzate lungo il percorso sia quelle del supermercato. Nessuna telecamera ha però ripreso il momento dell’omicidio. E il mistero si infittisce, perché l’unica posizionata vicino alla scena del delitto punta verso il pavimento, come se qualcuno l’avesse manomessa. Il corpo di Pino Orazio era supino in terra vicino alla macchina posteggiata al quinto piano del parcheggio del supermercato. Pino aveva preso in affitto un posto auto e ogni giorno lasciava la sua vettura lì. Il pubblico ministero ha disposto l'autopsia sul cadavere che verrà eseguita venerdì mattina. Secondo i primi accertamenti, l'ex pentito di mafia sarebbe stato ammazzato poco dopo le 20, orario di chiusura dei negozi. Gli investigatori della mobile stanno scandagliando la vita dell'uomo per capire il contesto in cui sarebbe maturato l'omicidio. Pino Orazio era stato indagato lo scorso anno dopo che una sua ex socia lo aveva denunciato per il furto di alcuni gioielli dalla società che avevano messo insieme. Il procedimento era finito sulla scrivania del pm Gabriella Marino che però, dopo una perquisizione senza esito, aveva chiesto l'archiviazione. Il furto, secondo la denuncia della donna, era avvenuto dopo una lite tra i due e la chiusura della società. La donna aveva fatto opposizione all'archiviazione. CHI ERA PINO ORAZIO Pino Orazio era uno dei più importanti collaboratori di giustizia che aveva ricostruito le fasi più sanguinose della guerra di mafia a Catania negli anni Novanta. Lui stesso si era accusato di essere l'autore di decine di agguati. Il suo profilo criminale è descritto negli atti giudiziari come quello di un personaggio di spicco della famiglia mafiosa di Giuseppe Pulvirenti detto "u Malpassotu". All'ombra del boss aveva ricoperto il ruolo di capo della "squadra" di Misterbianco (Catania) in aperta contrapposizione con la cosca di Mario Nicotra. Orazio Pino, come il "Malpassotu", era ritenuto vicino al clan di Nitto Santapaola nel quale avrebbe organizzato anche epurazioni interne. Dopo varie condanne, due settimane fa aveva chiuso i conti con la giustizia. Per sua scelta, nel 2009 era anche uscito dal programma di protezione: aveva concordato una "liquidazione" economica che aveva investito nella sua attività commerciale. Con la società "Isola preziosa" gestiva una gioielleria con alcuni punti vendita. Socie di "Isola preziosa" erano la moglie di Pino e le due figlie. L'ex collaboratore era componente del consiglio di amministrazione e per questo la società era stata oggetto nel 2016 di una interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Genova. Il provvedimento era stato poi confermato dal Tar al quale Pino aveva fatto ricorso dopo essersi dimesso dalla società. Ma la sua uscita, scrivono i giudici del Tar, "è da considerarsi un mero tentativo di salvare la società dalla censura antimafia" e quindi "permane il pericolo di tentativi di infiltrazioni mafiose nella società, proprio in ragione della sua presenza". IL TESTIMONE DI GIUSTIZIA: "SIAMO MORTI VIVENTI" "Siano morti viventi perché la mafia, la camorra, portano sempre a termine le loro condanne a morte". Così Gennaro Ciliberto, ex dirigente d'azienda e testimone di giustizia, commenta l'omicidio dell'ex collaboratore di giustizia Orazio Pino, ucciso a Chiavari la notte scorsa con un colpo di calibro 22: "una cosa gravissima - ha detto Ciliberto -, un messaggio a collaboratori e testimoni di giustizia". "Vivo costantemente con il giubbotto antiproiettile - ha detto Ciliberto - che mi sono comprato con i soldi miei perché sono un morto che cammina. Ma non ce la faccio più. Hanno tolto la scorta a mia moglie e ai miei figli. Il sistema di protezione fa acqua da tutte le parti. Per questo faccio un appello allo Stato: lanciate un segnale forte". Ciliberto inizierà a giorni lo sciopero della fame "per cercare di dare una scossa al sistema". Ma, dice "abbiamo tutti paura: perché quando vorranno ucciderci ci uccideranno".