Le norme ambientali 'uccidono' l'Ape Piaggio: in Italia non la vedremo mai più
di M.C.
L'azienda promette di riconvertire ma intanto 1.100 operai vanno in cassa integrazione
Le nuove normative europee sulle emissioni mettono fine alla produzione dell'Ape Piaggio in Italia dopo 76 anni. Il celebre motocarro, progettato nel dopoguerra da Corradino D'Ascanio, sarà fabbricato esclusivamente in India per i mercati locali e africani, dove i requisiti ambientali sono meno stringenti. La proprietà Piaggio ha deciso di riconvertire le linee di produzione italiane verso modelli elettrici, come il Porter, ritenendo impraticabile l’adeguamento dell’Ape alle regole Euro 5.
Una lunga storia - L'azienda, fondata a Sestri Ponente nel 1884 da Rinaldo Piaggio, si sviluppata dapprima nel campo ferroviario e navale, poi in quello aeronautico e infine, nel 1964, ha diviso i suoi business con la nascita delle Industrie Areonautiche e Meccaniche Rinaldo Piaggio (con sede a Sestri Ponente, guidata da Armando Piaggio) e della Piaggio &C, dedicata alla produzione di motocicli (guidata da Enrico Piaggio e con sede a Pontedera, in provincia di Pisa). Con la Piaggio Aero in perenne difficoltà e la Piaggio &C in piena crisi 'ambientale', il rischio di perdere per sempre questa lunga storia è concreto.
Decisione inevitabile - "Immaginare un motore due tempi Euro 5 è tecnicamente complicato. Cambiare la motorizzazione significherebbe snaturare l’Ape", spiega Angelo Capone, segretario Fiom Pisa. La scelta, comunicata ai sindacati, non è stata del tutto inaspettata, poiché la sostenibilità normativa ed economica del progetto era già in discussione.
Nuovi investimenti - Piaggio ha rassicurato i sindacati sull’intenzione di sviluppare nuovi modelli nello stabilimento di Pontedera, puntando sull’elettrico. Tuttavia, a partire dal 2 dicembre, 1.100 lavoratori saranno in cassa integrazione per tre settimane, un segnale che genera preoccupazione. "Il vero tema è sapere su quali prodotti verranno fatti gli investimenti e come avverrà la riorganizzazione", sottolinea Flavia Capilli, segretaria regionale Fim Cisl.
L'Ape in India - La produzione del motocarro proseguirà nei siti indiani, dove è già realizzato da anni, per servire mercati come quello africano, meno vincolati dalle normative ambientali. Per Samuele Nacci, segretario provinciale Uilm, "il dispiacere è per un pezzo di storia di Pontedera che se ne va. Forse certe leggi sono state introdotte troppo in fretta: sembra che solo l’Europa si preoccupi dell’inquinamento".
Impatto culturale - Con la fine della produzione in Italia si chiude un capitolo simbolico della storia industriale del paese. Come già accaduto con il pensionamento del modello Calessino, l’uscita di scena dell’Ape a Pontedera rappresenta una perdita culturale oltre che produttiva.
Prospettive - Nonostante le rassicurazioni sulla continuità occupazionale, i sindacati temono le ricadute degli ammortizzatori sociali. Rimane inoltre l'incertezza sui tempi e sui dettagli degli investimenti futuri, necessari per garantire stabilità ai lavoratori dello stabilimento.
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