Incontri d'Estate con Alberto Zangrillo: "Ecco il progetto unitario del nuovo Ferraris: per la città, i giovani e contro la barbarie culturale"

di Redazione

4 min, 24 sec

"Fare il medico è tornato ad essere una missione. Se penso però ai giovani attuali, anche quelli che saranno futuri medici, noto una carenza di cultura"

Incontri d'Estate con Alberto Zangrillo: "Ecco il progetto unitario del nuovo Ferraris: per la città, i giovani e contro la barbarie culturale"

Parla di tasse “che vanno pagate e sempre” e lo ribadisce perché è così che si garantiscono i diritti di tutti, iniziando “dal diritto alla salute che diventerà il più grande lusso della nostra società”. Rivela che ha appena ricevuto “una telefonata e pochi istanti fa mi hanno comunicato che è pronto il progetto per il nuovo Luigi Ferraris, il progetto unitario di Genoa e Sampdoria, lo hanno realizzato e lo presenteranno insieme per cambiare davvero il volto allo stadio”. E questa è una notizia, già darebbe il titolo alla mattinata. Però aggiunge che quello dello stadio che verrà non sarà un volto come tanti, avrà una faccia particolare e qualcosa di molto speciale, almeno così sogna lui, “un centro che possa essere un luogo per fare anche cultura e vita sociale sette giorni su sette”, un antidoto a quello che ritiene un problema, “una carenza di cultura tra i giovani, che porta alla barbarie”.

Dice anche che bisogna continuare a sognare e confessa che ormai solo una cosa gli fa paura “la malattia e la morte”, aggiunge pure con un sorriso che questa paura gli ha fatto riscoprire “il silenzio e la preghiera, non tanto chiedere al buon Dio qualcosa per me, ma per le persone che mi stanno intorno”. È davvero un bell’incontro quello con Alberto Zangrillo, uomo di scienza, sport, passione e onestà. Succede a "Incontri d'Estate", estate 2024, tra le meraviglie di Palazzo Interiano Pallavicino, nel cuore della sua Genova. È il secondo appuntamento, dopo il tutto esaurito con un altro Professore, Vittorio Sgarbi. Successo, passione e attenzioni palpabili anche con Alberto Zangrillo, il Prof, prorettore dell'Università San Raffaele di Milano, un medico che ha fatto e continua a far scuola per la rianimazione e la terapia intensiva, che ha “inventato” un modo nuovo nel portare l’anestesista nelle sale operatorie. Zangrillo e l’idea di un ospedale diverso, privato nella gestione, ma aperto il più possibile a tutti, Zangrillo il medico sempre vicino (anche) a Silvio Berlusconi, fino alla fine.

Alberto Zangrillo che è (ovvio) anche il presidente del Genoa Cfc, il  garante della passione di chi ama “come me” il club più antico del calcio italiano. Un’ora dialogo, in una serie di appuntamenti ideati da Massimiliano Monti editore di Telenord e condotti dal volti dell’emittente. Zangrillo non si sottrae, neppure questa volta. Racconta, apre nuovi scenari, a tratti si confessa, denuncia, stuzzica, si commuove e commuove. Appunti da un gran bel viaggio. Dice, in odine sparso: "Farsi curare diventerà il più grande lusso della nostra società così come prima lo era avere una bella macchina o la casa di proprietà. Fare il medico è tornato ad essere una missione. Se penso però ai giovani attuali, anche quelli che saranno futuri medici, noto una carenza di cultura imperante nella nostra società. Mancano i fondamentali. Non sanno parlare correttamente, non conoscono le basi. Non conoscono nemmeno la geografia. Dobbiamo studiare, leggere e imporre ai ragazzi ad essere disciplinati. Andiamo incontro ad una barbarie sociale. Una società in cui ormai vince il prepotente e non il più colto".

Ribadisce: "Vorrei che fosse chiaro che non sono il medico dei vip e dei ricchi. Ma solo una serie di circostanze mi ha portato ad essere identificato così. Piuttosto vorrei sottolineare come la sanità sia sempre più costosa, soprattutto per le speculazioni. Ho notato una disparità enorme nel tessuto sociale, a parità di patologia si vive di più al Nord che al Sud. Ma ciò non significa che i medici del Sud siano meno preparati. Il problema è che tutti dovrebbero pagare le tasse mentre ci sono molti ancora che non lo fanno".

Sorride quando gli chiedono di parlare del suo Grifone: "Credo che il Genoa debba ritornare dove manca da tanto tempo. Per farlo ci vuole il consolidamento del valore economico che consenta di usufruire di una rosa di valore che controlli e di cui tu sei il padrone". Dice che bisogna essere sempre “fiduciosi” anche in questo momento, anche per la squadra che ama e che presiede: "Ci sono innegabili difficoltà nel gruppo madre la cui entità però non conosciamo, ma nessun riflesso per il Genoa perché è una società sana con una governance di rispetto che ha ben operato e speriamo possa ben operare ancora. Da parte mia, finché ci sarà stima e condivisione reciproca, continuerò a mantenere questo ruolo che è di garanzia per tutti i tifosi e non solo per quelli che riempiono lo stadio".

Non si sottrae ai temi caldi del calciomercato: "Il Genoa deve essere padrone di se stesso. Se vende Martinez è perché può permetterselo. Mi basta ricordare la cessione di Dragusin e il fatto che dopo la sua partenza abbiamo subito meno reti. Dobbiamo pensare che i giocatori non sono innamorati della maglia visceralmente come noi tifosi. Ricordo a memoria una sola eccezione, quella di Marco Rossi, che pur di restare al Genoa giocò anche in serie C. Ma i ragazzi che vedo oggi nello spogliatoio sono  giovani come i miei figli,  pieni di vita, sogni, entusiasmo ma, sì, certo anche Gudmundsson, ma se guadagna 1 e trova un club che gli dà 5 è normale che vada”. Questo è il Prof Alberto, questo è il Genoa che sogna. Un sognatore pragmatico, che si ostina alla costruzione del suo pezzo di mondo, migliore di come lo ha trovato. Giù il cappello e grazie.