Genova: nuovi guai per Spinelli, annullata concessione terminal per i container

di Stefano Rissetto

2 min, 36 sec

Il Consiglio di Stato accoglie ricorso gestore terminal Sech: niente traffico esclusivo di contenitori a calata Sanità

Genova: nuovi guai per Spinelli, annullata concessione terminal per i container

Nuovi guai per Aldo Spinelli. Il consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato dalla società che gestisce il terminal Sech e stabilito, in via inappellabile e con sentenza immediatamente esecutiva, che il gruppo Spinelli non possa movimentare, di fatto, traffico full container sulle banchine di calata Sanità.
 

Il verdetto dell'organo di ultima istanza di giustizia amministrativa impone a Spinelli di rispettare le indicazioni del piano operatore portuale del 2001 che obbligava il suo gruppo a movimentare una quota di contenitori ma in gran parte traffico multipurpose, per cui sono destinati quegli spazi.
 

Il primo ricorso al Tar della Società Terminal contenitori Porto di Genova era stato rigettato. L'appello al consiglio di Stato, presentato dagli avvocati Luigi Cocchi, Gerolamo Taccogna e Giovanni Corbyon, ha dato ragione all'operatore del porto di Sampierdarena. Il gruppo Spinelli era difeso dagli avvocati Andrea D'Angelo, Giovanni Gerbi e Giovan Candido Di Gioia, mentre l'Autorità Portuale si è avvalsa dell'assistenza dell'Avvocatura dello Stato.

 

Il documento di concessione, scrive in sentenza il Consiglio di Stato (presidente Fabio Franconiero, giudice estensore Davide Ponte), "non conteneva la specifica indicazione dei traffici che la Spinelli era autorizzata a svolgere nel proprio terminal, sicché la concessione rilasciata alla stessa società doveva ritenersi illegittima in quanto carente dell’oggetto o, in alternativa, poiché consentiva prevalenti traffici “full container”, in contrasto con la destinazione impressa all’area dal piano regolatore portuale".
 

"L'operatività del tutto prevalente nei traffici full container da parte di un terminalista in ambito multipurpose, peraltro non sottoposto agli oneri di investimento e ai costi operativi tipici dei terminal contenitori - si legge in sentenza -, determina un'evidente distorsione, in danno di questi, dell'assetto concorrenziale come regolato dal piano portuale, tradendo ex post il loro affidamento sulle chiare risultanze del piano stesso. In danno non solo degli interessi privati concorrenti ma altresì degli interessi pubblici sottesi alla pianificazione portuale".
 

"Consentendo lo svolgimento prevalente di funzioni solo ammesse e non caratterizzanti - conclude il Consiglio di Stato -, se da un lato si renderebbero vane la gran parte delle previsioni di piano sulle destinazioni delle singole aree, da un altro lato si toglierebbe credibilità ed attrattività a un porto le cui previsioni di piano possono così essere considerevolmente mutate in sede di rilascio del singolo titolo".

Sul tema interviene Valentina Ghio, vicepresidente del gruppo parlamentare dem: "Da una parte abbiamo il modello utilizzato da Toti e Bucci, ovvero un porto per pochi, fatto di accordi con singoli operatori, anche al di fuori delle regole pianificatorie, e dall'altra il modello a cui dobbiamo tornare, ovvero quello della pianificazione condivisa e della certezza e trasparenza regolatoria, nell’interesse di tutti gli operatori, di tutti i lavoratori e di tutti i cittadini.
Nessuno pensi di scaricare il fallimento del sistema Toti-Bucci-Signorini sulle spalle dei lavoratori. Chiediamo ad Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale un intervento tempestivo a garanzia della piena operatività del Porto di Genova, a tutela del lavoro e dei lavoratori e della competitività del primo scalo del Paese".