Genova, scoperta una distelleria di grappa in una cella di Marassi

di Marco Innocenti

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L'accusa di Pagani (Uilpa): "Purtroppo queste situazioni non sono più un'eccezione nelle nostre carceri-colabrodo"

Genova, scoperta una distelleria di grappa in una cella di Marassi

Uno smartphone e due secchi pieni di frutta messa a macerare per produrre grappa artigianale. E' il "bottino" di una perquisizione condotta al quarto piano della seconda sezione del carcere genovese di Marassi dagli agenti della polizia penitenziaria. Nella giornata di ieri, i poliziotti hanno passato al setaccio le celle della sezione dove sono ospitati i cosiddetti detenuti definitivi, rivenendo come detto un telefono cellulare e un piccolo laboratorio improvvisato per produrre bevande alcoliche. 

Ma non è tutto. Da un controllo presso le sale colloqui, gli agenti della penitenziaria hanno anche intercettato uno scambio fra un detenuto di origini africane e la sua compagna italiana. La donna, credendo di non essere vista, ha passato all'uomo due cellulari, che il detenuto ha cercato di nascondere in bocca.

Purtroppo – commenta Fabio Pagani, segretario della UILPA PP – tali illeciti sembrano non costituire più un’eccezione nelle nostre carceri-colabrodo, non sufficientemente vigilate per penuria di organici e scarsamente dotate di sistemi tecnologici ed elettronici utili, per esempio, a bloccare uso dei cellulari all’interno delle carceri. In queste condizioni, se ad oggi tali rinvenimenti e diffusione di tale proibito materiale non avviene in maniera massiccia, è solo grazie alla grande professionalità e allo spirito di sacrificio degli operatori , ma temiamo che non si potrà resistere a lungo”.

Nel corso della settimana prossima verosimilmente si insedierà il nuovo Capo del DAP, Carlo Renoldi, il quale erediterà un apparato penitenziario allo sbando, non tanto a causa delle precedenti gestioni, ma soprattutto per l’ancestrale pressapochismo della politica e dei governi rispetto alle tematiche carcerarie. Se vorrà veramente contribuire alla realizzazione del ‘carcere dei diritti’, che anche noi auspichiamo – argomenta ancora Pagani – dovrà pretendere il compiuto supporto del Governo e del Parlamento con appositi provvedimenti di natura legislativa. Sovraffollamento detentivo, reclusi con patologie mentali che non dovrebbero stare in carcere, organici della Polizia penitenziaria mancanti di 18mila unità, carenza di operatori sanitari, inefficienza delle strutture, delle infrastrutture e delle tecnologie e insufficienza degli equipaggiamenti non sono tematiche suscettibili di ulteriori rinvii nell’agenda politica”. “Sopita ogni polemica preventiva sulla nomina, auspichiamo, se c’è la reale volontà della Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, e dell’Esecutivo tutto a intervenire e investire compiutamente sul sistema d’esecuzione penale e, in particolar modo, su quello carcerario”.