Genova, detenuto a Marassi ingoia lamette: portato al Pronto soccorso, dà in escandescenza e tenta la fuga ma viene fermato
di Redazione
La Polizia Penitenziaria: "Siamo gli unici a non possedere il taser, il Governo se ne faccia carico"
Ieri sera intorno alle 21 un detenuto, P.C. di 32 anni e condannato a 23 anni di carcere per reati (resistenza, ricettazione, oltraggio, lesioni, minacce, atti persecutori , rapina, furto, danneggiamento ), trasferito a Marassi per ordine e sicurezza da Torino per essersi arrampicato sul muro del Cortile passeggi, avendo già "girato" per motivi di sicurezza ben 23 Istituti (Ancona, Foggia, Pesaro, Frosinone , Ariano irpino, Trani, Viterbo, ecc ), per protesta ha ingerito diverse lamette e il medico del carcere ne disponeva l’invio urgente al Pronto Soccorso Cittadino.
A dare comunicazione dell’episodio è Fabio Pagani, Segretario Regionale della UIL PA Penitenziari, che aggiunge altri particolari sull’accaduto.
“Appena giunto al pronto Soccorso del San Martino , il detenuto andava in escandescenza , con minacce al personale di Polizia Penitenziaria e soprattutto creando scompiglio nella sala di attesa . Dalla bocca cacciava una lametta minacciando di tagliare la faccia ai poliziotti e sequestrare un civile , nel frattempo tentava la fuga dall’uscita di emergenza del reparto , bloccato dalla Polizia Penitenziaria. L’immediata reazione degli agenti di Polizia penitenziaria è servita a bloccare il tentativo di evasione. Nel sottolineare come gli agenti
abbiano fermato il fuggitivo senza ricorrere all’uso delle armi, Il detenuto – sottolinea Pagani – un violento , che quotidianamente si rende protagonista di atti di protesta, mettendo in serio rischio l’ordine e la sicurezza del penitenziario genovese - L’episodio, dall’epilogo positivo, poteva avere conseguenze ben più gravi e mette ancora una volta a nudo la fragilità della sicurezza carceraria in senso lato e le immani difficoltà della Polizia penitenziaria, fatte soprattutto di inadeguatezza degli organici e mancanza di equipaggiamenti - spiega il Segretario della UILPA PP - che si chiede: “cosa sarebbe successo se il detenuto non fosse stato bloccato in tempo dalla Polizia Penitenziaria ? Tale episodio rappresenta uno dei casi di scuola sull’utilità della dotazione del Taser anche per il Corpo di Polizia penitenziaria, unica fra le forze di polizia a non possederlo . E’ giunta l’ora che l’esecutivo si faccia compiutamente carico dell’emergenza penitenziaria tutt’ora in atto e dei mali atavici che affliggono il Corpo di Polizia penitenziaria decenni di malgoverno".
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