Genova, Assagenti continua le celebrazioni degli 80 anni e presenta il nuovo manuale: “Serve conoscenza per non temere il mare”

di Carlotta Nicoletti

Pubblicata la terza edizione dell’opera dedicata alla portualità. “Strumento concreto per formare i giovani e affrontare le sfide del settore”

Conoscere il porto per comprenderlo davvero, e superare quella diffusa “paura del mare” che ancora limita la cultura marittima in Italia. È il messaggio al centro della presentazione della terza edizione del Manuale pratico dei traffici marittimi, promossa da Assagenti a Genova, durante un evento che ha visto anche la partecipazione del viceministro Edoardo Rixi.

Ottant’anni di esperienza – La nuova edizione arriva nell’anno in cui l’associazione celebra il suo ottantesimo anniversario. “Questo manuale dimostra come siamo riusciti ad adattarci nel tempo a un settore in continua evoluzione”, ha spiegato il presidente di Assagenti, Gianluca Croce. L’opera raccoglie i contributi di oltre venti esperti, molti dei quali al debutto come autori, con l’obiettivo di offrire un approccio pratico e utile per chi lavora o si avvicina alla logistica marittima.

Conoscenza contro la paura – Durante l’incontro è intervenuto anche Francesco Maselli, autore di un saggio che ha riscosso grande successo. “In Italia – ha sottolineato – manca una vera cultura del mare. Ci sono territori costieri che crescono puntando solo sull’entroterra. Dove non c’è conoscenza, c’è timore”.  

Formare il futuro – Il manuale, spiega Croce, mira a colmare questo gap: “Vogliamo dare ai giovani gli strumenti per non avere paura del mare e capire quanto sia strategica la portualità per il sistema Paese”.  

Un nuovo slancio – “Il viceministro Rixi – conclude – ci ha trasmesso fiducia e una visione concreta su cui lavorare per affrontare il futuro con maggiore sicurezza”.

Portualità moderna – “Un porto non può più essere quello del 1970 – ha dichiarato Rixi – oggi deve essere una piattaforma hi-tech, una cerniera tra economia, ambiente e città. Non solo infrastruttura, ma simbolo di opportunità”. Al centro dell’intervento, la necessità di rivedere la concezione stessa dello scalo: non più compartimenti stagni, ma luoghi integrati con il tessuto urbano.

Visione futura – Rixi ha sottolineato come sia “prioritario lavorare sulle criticità strutturali e funzionali”, ma ancora più urgente è la trasformazione culturale: “Il porto deve tornare a essere un luogo che porta con sé i sogni dei nostri giovani”.

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