Genoa, Acg-D'Angelo: "No a contrapposizione con la società, ma da Sucu vogliamo risposta a richiesta di incontro"

di Gessi Adamoli

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Genoa, Acg-D'Angelo: "No a contrapposizione con la società, ma da Sucu vogliamo risposta a richiesta di incontro"

L’incontro con l’avvocato D’Angelo i tifosi del Genoa raccolti nei 145 club affiliati all’ACG (collegamento da remoto da tutto il mondo) l’hanno voluto per cercare di entrare nelle pieghe del bilancio al 30 giugno 2005 e per capire il reale stato di salute del club. “Perché sono due anni che qualcuno ci racconta delle favole" (l’espressione in genovese è decisamente più colorita ndr) ha esclamato Dario Bianchi, il tifoso che ha il copyright delle più belle coreografie della Nord. “Non c’è alcuna finalità di contrapposizione, ma semplicemente un’operazione di verità che dovrebbe stare a cuore a tutti”, ha voluto precisare D’Angelo, assurto a grande popolarità quando, al Processo del Lunedì di Biscardi, Spinelli, riferendosi a lui e a Carbone, esclamò: “Io ho due avvocati con due p… così!”. D’Angelo ha raccomandato “il massimo del sostegno alla squadra e con una dedizione assoluta”. Aggiungendo anche che “occorre ottenere dalla società chiarezza e garanzie per il futuro e diventa allora fondamentale un incontro con il presidente Sucu”. Paolo Caricci, presidente dell’Acg, ha però precisato: “È un mese e mezzo che il presidente in sede, sulla sua scrivania, ha la lettera con la quale l’Associazione gli chiede un incontro ufficiale e al momento non abbiamo ancora ottenuto risposta”.

 

Tanti i temi toccati e tutti di particolare interesse a cominciare da quello della continuità aziendale. Ha spiegato D’Angelo: “La continuità aziendale condiziona sia i valori del patrimonio sia l’attitudine della proprietà a continuare la sua attività nel tempo. Un eventuale insuccesso sportivo può portare a volatilizzare parte dell’attivo patrimoniale, ma anche avere influenza negativa sul conto economico. Nella malaugurata ipotesi di una retrocessione, mentre possiamo pensare che, grazie alla speciale fidelizzazione tra tifosi e società, i ricavi abbonamenti e biglietteria possano tenere, altri fattori come ricavi da sponsorizzazione o diritti televisivi sono più esposti all’insuccesso sportivo e hanno una dimensione economica maggiore di quanto non la abbiano l’incasso ai botteghini”.

 

E allora come garantire la continuità aziendale? Due le strade percorribili: ”Gli elementi di continuità possono essere intrinseci, se la società ha una sua forza che è data dalla situazione patrimoniale, dai crediti che ha e dalla situazione finanziaria per assicurare la continuità. Oppure, la continuità può essere assicurata dall’esterno, con un socio che si impegna a fornire assistenza finanziaria alla società in relazione a tutte le esigenze. Se dovesse dunque esserci una debolezza intrinseca della società, occorrerebbe una garanzia esterna del socio per assicura le risorse necessarie a fronteggiare le perdite che non fossero coperte da plusvalenze e offrire i mezzi finanziari per poter proseguire l’attività”.

 

Peraltro, però, a bilancio è stato messo nero su bianco che il futuro economico della società passerà attraverso le plusvalenze. E D’Angelo letto parola per parola il passo che è una sorta di manifesto programmatico della società rossoblù: “Le plusvalenze già ottenute negli ultimi due anni si inseriscono perfettamente nelle principali previsioni economiche e finanziarie a breve nel piano (di ristrutturazione del debito ndr). Organi di stampa e media specializzati hanno già da tempo testimoniato un interesse da parte dei principali club calcistici italiani ed europei rispetto all’acquisizione, a titolo permanente o temporaneo, dei diritti legati alle prestazioni di alcuni tra i calciatori più promettenti, se non dal valore già unanimemente riconosciuto, attualmente nella rosa del Genoa CFC a titolo di proprietà”.

 

Benedette plusvalenze. “Tra Gudmundsson, Retegui e Martinez si sono avuto 48 milioni di beneficio. È rimasta una perdita di 33 milioni, il che vuol dire che senza le plusvalenze la perdita complessiva sarebbe stata superiore a 80 milioni. Di questo non possiamo tenere conto se vogliamo fare una prognosi sul futuro”.

 

“La società è comunque molto confidente della concreta possibilità di implementazione e realizzazione degli obiettivi economici e finanziari previsti dal piano e del conseguimento della piena continuità aziendale, certamente per tutta la stagione 2025/2026 e per quelle successive. A tal fine alcuni dei principali indicatori sono i seguenti: le plusvalenze, già ottenute negli ultimi due anni, si inseriscono perfettamente nelle principali previsioni economiche e finanziarie a breve del piano (da intendersi il piano di ristrutturazione del debito con l’Agenzia delle Entrate, da due rate semestrali per dieci anni, di cui abbiamo già parlato il 27 ottobre scorso QUI, ndr). Anzi, come si può riscontrare esse risultano persino più alte di quanto previsto”.

 

Il Genoa, dunque, è condannato a fare plusvalenze. “Le perdite sono state di 36 milioni due anni fa e di 33,3 nell’ultimo campionato e verosimilmente le perdite anche in questa stagione saranno in quel range. Le plusvalenze hanno avuto un ruolo fondamentale: 26,3 milioni, grazie alle cessioni di De Winter e Anahor, nell’ultimo bilancio. Ribadisco che una retrocessione avrebbe effetti devastanti perché i valori patrimoniali collasserebbero e contemporaneamente i ricavi sarebbero sensibilmente ridimensionati. Perdite pesanti che certamente non sarebbero ammortizzate dal famoso paracadute. E allora gennaio diventa un mese decisivo perché la squadra dovrà essere rinforzata ma il bilancio non permetterà voli pindarici. Servirebbe un mago del mercato”.

 

Vicenda Acap. “Ha preso per iscritto l’impegno a sostenere tutte le spese di cui il Genoa ha bisogno, sottolineando anche di gestire un patrimonio importante. Ha però subordinato il suo intervento al fatto di vincere la causa, ma fossi in loro in questo senso non mi farei troppe illusioni. L’operazione è stata fatta in un certo modo, per cui chi ha votato è quella stessa società che oggi si lamenta delle conseguenze del proprio voto. Ma chi è che ha dato la delega alla persona che è andata a votare? Qua si tratta di vedere chi, insomma… E qui si possono aprire altri scenari di responsabilità, ma che poco ci importano non riguardando direttamente il Genoa”.

 

D’Angelo invece aveva votato contro. “La legge stabilisce che può essere escluso il diritto di opzione solo se lo esige un ben determinato interesse della società. E le mie richieste di chiarimento al riguardo non hanno avuto risposta. La misura dell'aumento di capitale si è rivelata insufficiente rispetto alle esigenze di capitalizzazione per mettere in sicurezza la società per un periodo di medio termine".

 

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