Economia circolare, in Puglia il latte diventa bioetanolo: un progetto all’avanguardia

di Simone Galdi

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In provincia di Taranto, un’intesa tra Università di Bari e Distilleria Bartin trasforma rifiuti caseari in energia sostenibile

Economia circolare, in Puglia il latte diventa bioetanolo: un progetto all’avanguardia

In provincia di Taranto nasce un progetto rivoluzionario che punta a trasformare i residui dell’industria lattiero-casearia in bioetanolo. La collaborazione tra il Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Bari e la Distilleria Bartin rappresenta un esempio di bioeconomia circolare, unendo ricerca accademica e realtà imprenditoriale per valorizzare scarti spesso considerati rifiuti speciali.

Il progetto – Il punto di partenza è il siero di latte, sottoprodotto ricco di lattosio e proteine, che diventa la base per una produzione sostenibile di bioetanolo. Grazie agli studi condotti dal team della professoressa Isabella Pisano, è stato possibile identificare organismi microbici in grado di trasformare il lattosio in etanolo anche in condizioni ambientali complesse.

Bartin – La distilleria Bartin, già attiva nel trattamento di rifiuti agroalimentari, ha integrato il siero di latte tra le biomasse utilizzate per la produzione. “Abbiamo creato valore da ciò che prima era solo uno spreco”, spiega Angela D’Auria, responsabile di laboratorio.

Esperienze internazionali – In Paesi come Irlanda, Nuova Zelanda e Brasile, processi simili sono già consolidati. Tuttavia, il modello pugliese si distingue per l’obiettivo di maggiore sostenibilità e scalabilità, riducendo al minimo l’impatto ambientale.

Risultati – Il progetto ha già ottenuto una pubblicazione su una rivista scientifica di prestigio e si prepara a scalare la produzione grazie a un impianto pilota previsto entro il 2026. Le previsioni indicano una capacità produttiva di 10.000 ettanidri di alcol grezzo e un ritiro di reflui fino a 68.000 tonnellate all’anno.

Futuro – La tecnologia sviluppata potrebbe non solo trasformare la filiera lattiero-casearia, ma anche aprire nuove opportunità economiche per le aziende locali. “Ci auguriamo che il modello venga replicato, riducendo l’impatto ambientale e promuovendo un’economia circolare”, conclude D’Auria.

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