"Dolore e furore", Sergio Luzzatto scrive la storia delle Brigate Rosse nate e finite a Genova
di Stefano Rissetto
Monumentale opera dello studioso genovese, che insegna negli USA e ha già scritto di Mazzini, Mussolini, Padre Pio, Primo Levi e Guido Rossa
Il saggio su Guido Rossa, "Giù in mezzo agli uomini", era soltanto una parte di "Dolore e furore - Una storia delle Brigate Rosse" (760 pagine, 38 euro) nuovo e monumentale lavoro, oggi in libreria per Einaudi, dello storico genovese Sergio Luzzatto, già docente a Torino e oggi cattedratico negli USA, dedicato al partito armato "attraverso il prisma della città di Genova".
Impossibile comprendere la storia del partito armato senza le sue pagine scritte a Genova, "Città-laboratorio di violenza politica, dagli incerti esordi della banda XXII Ottobre al sequestro del giudice Sossi, la prima impresa clamorosa delle Br. Città-palestra di lotta armata, dall’omicidio del giudice Coco e della sua scorta al tentativo dei terroristi di trasformare in rivoluzionari gli operai dell’Italsider, dell’Ansaldo, dell’Italcantieri, in quella che negli anni Settanta era la capitale italiana dello Stato imprenditore. Città-cimitero in una guerra infine quasi privata, le Br del «militarista» Riccardo Dura contro i carabinieri del generale Dalla Chiesa, cui i responsabili politici della Repubblica delegarono il compito di annientare il terrorismo rosso a mano altrettanto armata".
Nella prospettiva di Sergio Luzzatto (autore di saggi eterodossi, da "La mummia della Repubblica" a "Il corpo del duce", da "Padre Pio" a "Bonbon Robespierre", da "Partigia - Una storia della Resistenza" a "I bambini di Moshe" fino a "Max Fox o le relazioni pericolose") Genova diventa una chiave per interpretare l’Italia degli «anni di piombo». Lo spazio del racconto si allarga, il contesto locale si intreccia con il contesto nazionale e internazionale: dall’asse Genova-Roma, che sostenne la logistica del sequestro Moro, all’asse Genova-Parigi, che garantí i rapporti esteri dei brigatisti, passando per i traffici d’armi nelle acque del Mediterraneo. E la chiave genovese vale a collocare la posizione storica dei «cattivi maestri». In particolare, attraverso il riconoscimento del ruolo assunto ai vertici delle Br da una strana coppia di intellettuali, due professori universitari imparentati tra loro: il filologo Enrico Fenzi e il sociologo Giovanni Senzani, "cognati rossi".
Per raccontare l’Italia delle Brigate rosse, Luzzatto ha adottato un tema biografico e, insieme, una prospettiva suggestivamente corale. Il filo rosso viene dalla vita, sanguinosa quanto breve, dell’ex marinaio Riccardo Dura: colui che, sparando al cuore dell’operaio comunista Guido Rossa, cambiò per sempre sia la storia delle Br, sia la storia d’Italia. E che, ucciso in via Fracchia dagli uomini del generale Dalla Chiesa, suo malgrado appose al terrorismo di sinistra l’ambiguo sigillo del martirio. La prospettiva corale viene dai volti e dalle voci di Genova, la città dove tutto inizia e dove tutto finisce. La storia della lotta armata va compresa guardando, piú che al singolo, ai molti. E guardando indietro, all’Italia degli anni Sessanta, altrettanto che all’Italia degli anni Settanta. L’immigrazione, la famiglia, la scuola, la fabbrica, i «movimenti», la piazza, l’università, il carcere: in questo libro, quello dei «compagni che sbagliano» è romanzo di formazione, prima di diventare romanzo criminale.
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