Centrosinistra in ripresa ma è presto per giudizi definitivi

di Paolo Lingua

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Centrosinistra in ripresa ma è presto per giudizi definitivi

La prova elettorale – nei limiti della prova e del netto calo di elettori  - ha visto una netta ripresa del Pd (con Letta eletto con successo a Siena) e dell’area di centrosinistra (ma con un netto calo del M5s, con la sola esclusione del “caso” Roma). Al tempo stesso il centrodestra ha piegato la testa, con la sola esclusione della Regione Calabria dove la vittoria si delinea netta. Il centrosinistra ha vinto nettamente, senza spareggio, a Milano, Bologna e Napoli. Si andrà al secondo turno a Torino, Roma e Trieste, ma in particolare nella capitale e a Torino il centrosinistra pare in vantaggio. Dalle prime dichiarazioni si è avuta la sensazione di una disponibilità di Matteo Salvini all’autocritica. E’ indubbio che3 il calo degli elettori, come sempre nel passato, favorisce l’area di sinistra dove l’elettore è più motivato. Difficile, però, fare previsioni strategica su quale sarà il futuro politico del nostro Paese perché si attendono tutti i dubbi sulle elezioni del nuovo Capo dello Stato e poi dell’altra tranche di amministrative in primavera. Troppi inciampi e troppe difficoltà di percorso per delineare una linea chiara e precisa, anche perché l’umore degli elettori è da tempo labile e mutevole e poi ci siamo già abituati a comportamenti differenziati tra le urne amministrative e quelle politiche. Restano però non pochi interrogativi sullo stato di salute del centrodestra, in particolare sull’asse più forte costituito da Salvini e dalla Meloni. È indubbio, come si era avvertito nelle ultime settimane, che la posizione del centrodestra, al di là delle vicende interne e dei piccoli e grandi scandali di casi personali, emersi alla vigilia del voto, hanno indebolito l’immagine dei due partiti. In particolare, si è accentuata, proprio nella Lega, una diversità di valutazione politica tra il ministro Giorgetti e lo stesso Salvini. Il p0rimo arroccato sulle posizioni di Draghi e più propenso a un partito moderato e liberale. Il secondo ancora attratto dai messaggi di propaganda (più sovranisti) per raccogliere il sostegno delle frange protestatarie, a partire dai “no vax”. Contemporaneamente a sinistra sembra essersi, per il momento, rinforzato il Pd, dopo molte prove in declino, mentre sembra in calo, almeno secondo le proiezioni, il M5s di cui, per correttezza, occorre ricordare che ha sempre avuto risultati migliori alle politiche che alle amministrative.    Non sarà rapida né semplice, quindi, la valutazione di questa prova elettorale, anche perché, anche nelle grandi città il voto non rappresenta realtà omogenee od omologabili da  luogo a luogo. Basterebbe valutare la posizione e il risultato del M5s dove aveva il sindaco (o meglio due sindache) uscente. A Roma, a modo suo, la Raggi ha tenuto, mentre il partito, dopo il ritiro della Appendino, è nettamente sceso a Torino. Ora, nella prospettiva dello spareggio tra due settimane, non sarà facile riagganciare l’alleanza tra i due partiti perché le polemiche, anche negli anni dell’amministrazione dove il Pd era, in entrambe le città, all’opposizione , sono sempre state molto dure. Si vedrà a questo punto, anche nella prospettiva di altre prove elettorali, se Giuseppe Conte riuscirà a trovare una mediazione accettabile. A Roma, in particolare, se il Pd, il partito della Reggi e il movimento di Calenda fanno squadra, Michetti del centrodestra, che pure è uscito primo, potrebbe rischiare di perdere. Quando il gioco dei numeri, da domani almeno, sarà definito dobbiamo comunque aspettarci una serie intrecciata e tortuosa di interpretazioni. Non sarà facile tirare le somme in maniera chiara e precisa (anche perché tutto chiaro non è in assoluto) , ma è indubbio che si manifesteranno piccole e grandi modifiche se non strategiche quantomeno tattiche. Ma la vera questione nodale resterà l’elezione del presidente della Repubblica per la quale tutte le possibili ipotesi, anche le più contraddittorie, restano aperte.