Ponte Morandi, giù un'altra trave. Sfollati, quarto rientro a rischio
di Fabio Canessa
1 min, 43 sec
Bucci: "Tra le 7 e le 8 potrebbe iniziare a scendere". Mercoledì riunioni cruciali in Prefettura
Avanti con la demolizione. Lo skyline della Valpolcevera cambierà ancora aspetto. Se tutto andrà secondo i piani, entro oggi (mercoledì) sarà il turno della seconda trave gerber di Ponte Morandi, quella tra le pile 6 e 7, che verrà calata con le stesse modalità della prima. Nella notte il taglio col filo diamantato, poi gli strand jack per sollevare l’impalcato da 900 tonnellate e portarlo a terra nel giro di circa 8 ore.
"Alle 23 di questa sera inizia il taglio dell'impalcato tra la pila 6 e la pila 7 di ponte Morandi e domattina, tra le 7 e le 8, la trave potrebbe iniziare a scendere", aveva annunciato Marco Bucci. "Sarà ancora una volta un'operazione complessa, il taglio di 18 metri deve essere fatto in maniera perfetta, altrimenti la trave non scende".
"Ogni settimana smonteremo una trave - aggiunge Bucci - tutte saranno conservate e messe a disposizione della procura". Lunedì è stata demolita una parte di uno dei capannoni Ansaldo che si trovava esattamente sotto l'impronta del tampone 7. Nella trave è stato realizzato un ulteriore incavo per permettere il trasporto a terra senza toccare l'edificio.
Ma questa sarà una giornata cruciale soprattutto perché verranno prese due decisioni nelle riunioni in Prefettura. La prima sull’uso degli esplosivi, per ora probabile sulla pila 8 e sicuro sul moncone est del ponte, nei cui dintorni vanno avanti le operazioni di bonifica del terreno e la costruzione delle torri di supporto.
Più difficile invece la questione sfollati. Circa metà di loro ha chiesto un quarto rientro nelle case. E a prescindere dai problemi legati alla sicurezza del viadotto, potrebbe sorgere un altro ostacolo. Di fatto, accettando la cessione alla struttura commissariale, gli ex abitanti di via Porro non sono più proprietari dei mobili che adesso vorrebbero recuperare, avendo già ricevuto un indennizzo forfettario di 500 euro. Dunque il desiderio di chi vuole recuperare divani, armadi e altri arredi potrebbe scontrarsi con la burocrazia.
Intanto sale la tensione nei comitati ai confini della zona rossa, esclusi dagli osservatori ambientali e ancora a bocca asciutta sul fronte degli indennizzi per il cantiere che tra poco avranno a due passi dalle finestre.
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