Genova, quattro ragazzi disabili gestiranno un hotel: è la "Sosta della Tartaruga"

di Marco Innocenti

Il 60% del personale ha la sindrome di Down: "Questa è un'azienda che dovrà sostenersi economicamente: vogliamo dare un futuro stabile ai ragazzi"

Un turismo slow che voglia godersi la città in pieno relax, riassunto nel loro motto: “Cian Cianin femmu tuttu”. E' questo il target dei ragazzi della “Compagnia della Tartaruga”, la onlus nata da un'idea di Enrico Pedemonte che, dopo la nascita della figlia Giulia, si è avvicinato al mondo della disabilità. Giulia infatti è nata con la sindrome di Down e, per molti anni, ha svolto lavori precari, senza stabilità o grandi sicurezze per il futuro.
Non è facile trovare un lavoro ma per loro lo è ancora di meno – racconta Pedemonte, presidente della “Compagnia” - E così abbiamo voluto fare qualcosa che permetta a Giulia e ai ragazzi come lei di non essere penalizzati dalle loro difficoltà e in qualche modo avere una sicurezza professionale per il futuro, con una validità nel tempo perché le esperienze lavorative dei nostri ragazzi spesso sono precarie”.

Quattro ragazzi e due caposquadra hanno seguito quindi un percorso formativo in hotellerie ed accoglienza professionale ed ora sono pronti ad aprire le porte del loro Bed & Breakfast, “La sosta della tartaruga” in via Caffaro.  “La sfida è quella di cercare di avere una struttura che si autosostiene - spiega Pedemonte - ma lo fa attraversa una fsquadra di lavoro con il 60% disabili. Prima di tutto questa è un'impresa, ci siamo detti fin dall'inizio che volevamo e dovevamo creare un'azienda. E questa lo è, per com'è stata creata, per com'è strutturata, per com'è stata messa in piedi attraverso un business plan. Lo è per il fatto che abbiamo definito di avere soli 4 ragazzi disabili e non di più, perché altrimenti non stiamo in piedi economicamente. Questo per noi è stato fin dall'inizio un must. Perché sarebbe stato un delitto mettere su una cosa magari bella, dalla quale magari i ragazzi traggono soddisfazione e poi, una volta finiti i finanziamenti, dover salutare tutti e chiudere i battenti”.