Gasometro di Campi, "Demolendolo si perderebbe una testimonianza del nostro passato"
di Marco Innocenti
Così Giovanna Rosso Del Brenna, docente di archeologia industriale UniGe: "Nel mondo infiniti esempi di riconversioni: musei, piscine ed anche abitazioni"
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Demolire o riconvertire? La polemica sul gasometro di Campi negli ultimi giorni ha fatto molto discutere, tirando in ballo un concetto, quello di archeologica industriale, che in molti credono sia soltanto il tenere in piedi, quasi come fossero dei sacrari intoccabili, edifici e strutture cadenti e arrugginite. Ma è davvero impossibile pensare di riconvertire questo gigante d'acciaio in qualcosa di bello e soprattutto utile alla cittadinanza? Gli esempi, in giro per il mondo, ci sono. Siamo andati a farcelo raccontare da Giovanna Rosso Del Brenna, storica dell'arte e docente di archeologia industriale presso l'Università di Genova.
"L'archeologia industriale è una materia che nasce in Inghilterra negli anni '50, ha più o meno l'età quindi del nostro gasometro - ci spiega - Se la sono inventata alcuni inglesi che non appartenevano al mondo accademico ma al giornalismo. Hanno fatto questo ragionamento: siamo una grande nazione, con un grande passato industriale del quale andiamo orgogliosi e quindi lanciamo un programma rivolto alle persone. Hanno invitato tutti ad andare nelle campagne e a fotografare i resti di questo passato industriale".
"Il gasometro della Valpolcevera è l'ultimo che resta a documentare la storia del gas a Genova - aggiunge - Una storia antica, iniziata nell'800 con i francesi prima che il Comune municipalizzasse questo servizio. Tutti gli altri, quello delle Gavette e quello di via Canevari, sono stati demoliti. All'arrivo del metano, questi grandi contenitori per immagazzinare il gas sono diventati obsoleti. Il gasometro può essere valorizzato in molti modi: nel mondo intero esistono centinaia di casi di gasometri riconvertiti a mille usi, perché considerati importanti documenti della storia industriale dei vari paesi, anche in Italia, e perché considerati degli splendidi oggetti. Il nostro gasometro non piace a nessuno - prosegue sorridendo la professoressa - a parte ai miei studenti e a qualche architetto. E' tutto arrugginito e quindi difficilmente comprensibile ma in altri posti queste strutture sono state considerati dei bellissimi oggetti, dei meravigliosi segni urbani".
Una struttura quindi che non dovrebbe essere lasciata intatta, così com'è, ma piuttosto riconvertita ad altri usi e restituita alla cittadinanza. "Pensi che in Austria ce ne sono alcuni trasformati in strutture abitative, oppure in Germani riconvertiti in hotel. Il gemello del nostro di Campi è quello di Oberhausen, nella regione della Ruhr in Germania, che è stato riconvertito in spazio espositivo. E' diventato insomma un museo che ha ospitato e continua ad ospitare esposizione di arte contemporanea. Fu Christo, l'artista scomparso poco tempo fa, ad inaugurarlo in questa nuova veste di galleria espositiva. Certo, sono interventi che presuppongono l'impiego di risorse finanziarie per la loro riconversione. Ma con queste strutture si è fatto davvero di tutto, anche piscine ad esempio".
La Valpolcevera è un'area storicamente a vocazione industriale e ci sono tanti altri edifici che possono o potevano essere riconvertiti. "Certo che sì. E questa è una riflessione che dovremo fare a tappeto. A Genova si è invece demolito molto spesso. A Campi ad esempio si sono distrutte le acciaierie che potevano invece essere riconvertite ad altri usi. Da noi questa cultura, a parte alcuni rari casi, non c'è. Sentire le parole di qualche politico? Mi fa tristezza e malinconia perché a Genova per molto tempo la prima soluzione è sempre stata demolire. E' una mancanza di cultura industriale ma anche di cultura visiva, perché se lo immagini anche adesso col nuovo ponte che fa una curva e dietro si alza questa macchina. Quando hanno ventilato la demolizione, ho letto i commenti sui social, così come li ho letti quando sono usciti i primi articoli sulla sua conservazione. C'è una mancanza di cultura visiva che si rispecchia spesso in un certo atteggiamento della politica. Genova ha un passato industriale molto importante e questo passato va raccontato, come va raccontata la storia di Genova come centro medievale magnifico, anch'esso troppo spesso distrutto. Ha avuto un passato rinascimentale e barocco, ma la città dovrebbe non perdere l'occasione per raccontare anche questo suo passato industriale. E uno dei segni di questo suo passato è proprio il nostro gasometro di Campi".
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