Femminicidio Scagni, i genitori di Alice escono dal processo

di Filippo Serio

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I due coniugi ritirano la costituzione di parte civile, dopo che la Corte d'Assise ha escluso parte dei testimoni

Femminicidio Scagni, i genitori di Alice escono dal processo

Antonella Zarri e Graziano Scagni, i genitori di Alice, la 34enne che il primo maggio del 2022 venne uccisa dal fratello Alberto, escono clamorosamente dal processo iniziato la settimana scorsa. I due lo hanno fatto tramite i loro legali, Fabio Anselmo e Alessandra Pisa, in protesta nei confronti della decisione della Corte d'Assise di tagliare la lista testi delle parti civili perché queste "hanno un ruolo sommamente vicario rispetto all'accusa e devono limitarsi a chiedere la condanna e il risarcimento del danno".

"Le limitazioni e mortificazioni delle prerogative della parte civile - si legge nella revoca - non trovano alcuna base di riferimento all'interno del sistema processuale: le determinazioni della Corte d'assise sono tutte ispirate da un mero pregiudizio esplicito ed esplicitato, con il sapore di una vera e propria anticipazione di giudizio".

I legali della famiglia proseguono affermando che "I coniugi Scagni hanno vissuto un'esperienza di tragicità inimmaginabile, perdendo due figli. Quali persone offese dal reato commesso dal figlio non possono essere relegati nell'umiliante posizione di non poter avere voce nella ricostruzione dei fatti se non in posizione "sommamente vicariale" rispetto al pm, definizione da cui peraltro traspare poca serenità di giudizio. Come difensori riteniamo di non poterli assistere in un processo che in via preconcetta qualifica i loro sforzi di accertamento della verità come inutili ed oggetto di indebita stigmatizzazione". In quanto testimoni, i due genitori non possono assistere alle udienze

"La parte civile - concludono i legali - entra con una certa legittimazione, e prosegue con la stessa disciplina dell'istruzione che riguarda tutti gli altri, in ossequio alla parità delle parti. Stando all'ordinanza del giudice la parte civile non dovrebbe costituirsi neppure se l'imputato fosse irrimediabilmente incapiente: non potendo avere il risarcimento, non si capisce cosa partecipi a fare all'accertamento. È evidente che non è, né mai sarà così".