Energia, Gozzi: "Italia pronta a riaprire al nucleare per una transizione davvero sostenibile"
di M.C.
Antonio Gozzi, vicepresidente di Confindustria, rilancia il dibattito sul nucleare di quarta generazione come chiave per decarbonizzare l'Italia
Antonio Gozzi, vicepresidente di Confindustria e patron di Duferco, interviene con un editoriale pubblicato su Piazza Levante, sottolineando l'importanza del nucleare di quarta generazione per affrontare la crescente domanda di energia. “Il futuro energetico completamente decarbonizzato sta in un mix di rinnovabili e nucleare, tecnologie complementari”, afferma Gozzi, che invita a superare i pregiudizi ideologici e ad analizzare oggettivamente costi e sicurezza di questa opzione.
Domanda crescente – La transizione energetica globale, trainata dalla necessità di decarbonizzazione e dall’espansione dell’intelligenza artificiale, richiede sempre più energia elettrica. Secondo Gozzi, rinnovabili come eolico e fotovoltaico non bastano a garantire il base load necessario per industria, sanità e servizi strategici, e le attuali tecnologie di accumulo sono ancora insufficienti.
Nucleare nel mix – Per l’Italia, il gas resta una componente fondamentale nel breve termine, ma il nucleare rappresenta l’unica opzione per ridurre il ruolo dei combustibili fossili nel lungo periodo. Gozzi ricorda che il Parlamento ha recentemente votato per valutare il reinserimento del nucleare nel mix energetico nazionale, mentre il ministro Pichetto Fratin ha avviato i lavori per superare i vincoli posti dai referendum degli anni ‘80.
Quarta generazione – I nuovi reattori nucleari di piccola scala (SMR, Small Modular Reactors) promettono impianti più sicuri e accessibili. “Parliamo di unità da 250/350 MW, con costi contenuti e adattabili alle esigenze dei distretti industriali”, sottolinea Gozzi. Questi reattori utilizzano uranio impoverito, riducendo i costi e i rischi legati alle scorie nucleari.
Costi reali – Gozzi contesta chi definisce il nucleare troppo costoso, spiegando che il costo va calcolato in base alla producibilità: “Il fotovoltaico funziona per 1400 ore l’anno, l’eolico 2500, il nucleare per tutte le 8700 ore. Il confronto lo rende imbattibile”. Inoltre, le rinnovabili generano costi accessori crescenti per sbilanciamenti di rete e trasporto, pesando sulle bollette.
Sostegno industriale – Le imprese italiane, in particolare il settore siderurgico, stanno collaborando con aziende come EDF e Ansaldo Nucleare per portare gli SMR nel Paese. Questo passaggio potrebbe consentire all’Italia di produrre acciaio completamente decarbonizzato, un primato globale.
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