Genoa, avanti tutta con Gilardino. A meno che Moggi non faccia Don Rodrigo

di Gessi Adamoli

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Genoa, avanti tutta con Gilardino. A meno che Moggi non faccia Don Rodrigo
E dire che il Genoa, già matematicamente salvo dopo i risultati della domenica, avrebbe dovuto avere motivazioni limitate mentre per il Cagliari avrebbe dovuto essere la partita della vita. In campo invece c’è stato solo il Genoa. Il dominio di Badelj e compagni è stato assoluto, la malcapitata squadra sarda è stata travolta dal punto di vista tecnico, tattico e atletico. È stata la più bella prestazione di tutta la stagione, sul piano del gioco ancora più convincente rispetto al 4 a 1 sulla Roma, quando il Genoa aveva dilagato nel finale dopo aver a lungo sofferto.
 
Una vittoria nel segno di Morten. È il nome di battesimo di Thorsby e Frendrup e non a caso la traduzione letterale di Morten è guerriero. Non solo hanno segnato i primi due gol ma hanno anche impresso alla partita un ritmo importante e dettato i tempi della pressione sui portatori di palla avversari, permettendo a Badelj di dedicarsi unicamente a cucire il gioco che è poi ciò che gli riesce meglio.
 
Proprio l’eccellente prestazione di Thorsby, che ha corso, tamponato, vinto contrasti, preso tutte le palle di testa, in un paio di occasioni ha provato ad inventarsi rifinitore e ha segnato il gol che ha sbloccato la partita, è la dimostrazione che nel calcio ci sta tutto ed il contrario di tutto. C’è spazio per tutte le opinioni che comunque prima o poi saranno avvalorate o smentite. Così, di fronte ad un Thorsby che giganteggiava in mezzo al campo, le reazioni sono state opposte. La prima: grande Gilardino che ha avuto l’intuizione di preferirlo a Strootman! La seconda: ma come ha fatto Gilardino a dargli così poco spazio e a dimenticarselo a lungo in panchina? Scelte tattiche, equilibrio di spogliatoio: ci sono svariate motivazioni dietro le decisioni di un allenatore. Di certo la percentuale di errore di Gilardino, che pure era un esordiente in Serie A, è stata minima. La riconferma se l’è guadagnata sul campo con i risultati ma anche mandando sempre in campo una squadra estremamente solida e pratica che faceva la partita che gli era stato chiesto di fare eseguendo alla lettera le disposizioni del tecnico. Ma al di là di stima, affetto, gratitudine e riconoscenza, valori importanti ma che spesso nel calcio vengono ignorati, proseguire con Gilardino è anche la scelta più logica e razionale. Il prossimo dovrà essere un anno nel segno della continuità con consolidamento come parola d’ordine. E allora probabilmente nessun allenatore è in grado di svolgere meglio questo compito rispetto a Gilardino che conosce la squadra, la proprietà, l’ambiente ed è ben voluto e stimato dalla gente.
 
Sarebbe pericoloso fare voli pindarici, il passaggio dall’aurea mediocritas del centroclassifica ad un posto in Europa è un salto che va programmato, servono tempo e pazienza. Il Bologna ha una proprietà importante, Saputo ha rilevato la società del 2014 ma solo dopo 10 anni ha potuto festeggiare il ritorno in Europa da dove per altro il club felsineo mancava da 22 anni. E l’Udinese? È ininterrottamente in Serie A dal 1995 e tutti si riempiono la bocca col “modello Pozzo”, ma dopo le tre stagioni dal 2010 al 2013 (Guidolin in panchina) con un quarto, un terzo e un quinto posto, poi il miglior piazzamento è stato il dodicesimo posto con 47 punti della stagione 2021-22.
 
“Gilardino? Questa stagione è merito suo, perderlo sarebbe doloroso”, ha dichiarato il presidente Zangrillo a fine partita, di fatto anticipando una firma che potrebbe arrivare già nei prossimi giorni. E Gilardino ha confermato: “C’è stima ed affetto reciproci, presto ci siederemo ad un tavolo con la società per trovare l’accordo”.
 
Insomma, questo matrimonio s’ha da fare. A meno che Alessandro Moggi non voglia vestire i panni di Don Rodrigo.
 
(Foto Genoa Cfc - Facebook)