L'"avvertimento" di Vittorio Malacalza sulla vicenda Carige

di Pietro Roth

2 min, 54 sec

Il punto di Paolo Lingua

L'"avvertimento" di Vittorio Malacalza sulla vicenda Carige
Qual è il significato del messaggio subliminale che stamani, in un contesto imprevisto e apparentemente “casuale”, ha voluto lanciare Vittorio Malacalza a proposito delle trattative in corso per cercare di risolvere la crisi della banca Carige? Malacalza ha detto due cose. La prima non è una novità perché per lui è sempre stato un “leit motiv”: ovvero che lui crede, per la sua esperienza, per la sua formazione e per la sua vita, a soluzioni “industriali” e che le conseguenze di tipo prettamente finanziario che investiranno la banca saranno solo secondarie al suo riassetto.  La seconda riflessione volante, perché poi più in là non è andato (e non è voluto andare), riguarda l’eventuale alleanza con un socio (banca, fondo, gruppo finanziario, ecc.) di supporto. E’ partito da un considerazione generale di carattere storico, affermando che la Carige in mezzo millennio “non ha mai avuto bisogno di alleati”. E che le alleanze si possono fare ma solo in cui “non si ha bisogno di nessuno”. Vale a dire che occorre trovare una soluzione concreta di risanamento della Carige e che, in un secondo momento, da una posizione di forza si può anche cercare un alleato (o socio), ma sarebbe allora un obiettivo quasi “di lusso” di rafforzamento. Secondo Malacalza la banca avrebbe avuto i mezzi per risanarsi subito ma questo non sembra stato realizzato. Errore del management che è stato cambiato più volte? Questo l’azionista di riferimento (oltre il 27% del pacchetto azionario) dell’istituto ligure non l’ha detto. La sua sortita dunque è un ammonimento ai tre commissari che stanno gestendo, più o meno segretamene, le trattative?  Ma Malacalza ha un rapporto di informazione in tempo reale con i tre commissari? Ci sono strategie in contrasto? A questo proposito, sia pure da prendere con la massima prudenza trattandosi di una vicenda delicatissima,  la notizia che scivola fuori dal vertici dell’istituto di credito sarebbe che i tre commissari spingerebbero per concludere un accordo con il fondo Apollo. Va ricordato che c’è già stato uno scontro con strascico giudiziario ancora in atto, tra Malacalza e Apollo riguardo alla vendita del pacchetto delle assicurazioni un tempo controllate dalla Carige e che questo fatto ha provocato la revoca degli incarichi all’ad Montani e al presidente Castelbarco. Apollo non sarebbe dunque gradito a Malacalza che potrebbe bocciare il progetto in sede di assemblea degli azionisti come avvenne l’anno scorso alla vigilia di Natale? Con il suo pacchetto azionario il gruppo Malacalza può congelare ancora una volta la proposta relativa a nuove strategie. Ma cosa succederebbe? Quali sarebbero le reazioni della Bce e della Banca d’Italia? Ma l’ipotesi più probabile è che al gruppo Malacalza, al di là di Apollo con il quale poi si potrebbe anche recuperare un’intesa conveniente (nel mondo degli affari i rancori si superano), non appaiano convincenti, per il momento, le strategie dei commissari, con i quali i rapporti hanno sempre avuto un andamento altalenante. E’ pensabile che i tre cerchino di accelerare una conclusione passabile dal momento che la situazione non è delle più semplici e delle più chiare. Una linea che da parte del gruppo Malacalza non appare condivisa o conveniente dal momento che i Malacalza hanno s9inora compiuto forti investimenti (quasi mezzo miliardo) nella Carige. Si dice – a mezza voce – che forse alla fine della prossima settimana  potrebbero emergere novità importanti e il quadro generale farsi più nitido e più chiaro. Per adesso siamo ai messaggi indiretti. Ma sono molti mesi che la Carige vive così. E non vive bene.