La scommessa del terminal di Vado

di Paolo Lingua

3 min, 18 sec
La scommessa del terminal di Vado

Il Vado Gateway, inaugurato questa mattina, potrebbe, sul piano potenziale, essere un segno della Liguria che, come auspicano politici e gran parte dell’opinione pubblica, “alza la testa” e punta a uno sviluppo economico di livello internazionale. Lo hanno affermato in tanti nella sobria cerimonia di stamani: dall’ ad di “Apm  Vado Terminals Paolo Cornetto al presidente della regione Giovanni Toti: lo ha confermato il presidente dell’Autorità Portuale del Mar Ligure Occidentale, Paolo Emilio Signorini. Il nuovo terminal avrà, sulla carta, una capacità di traffico molto alta, nel giro di un anno o due al massimo. Si parla di 700-800 mila teus, anche perché la piattaforma d’attracco ha il potenziale di accogliere le unità di ultima generazione che hanno una portata molto più alta della media attuale. Si sfrutta una rada che per natura è da sempre ampia e accogliente (si cominciò con la flotta cartaginese nel III a.C.) e che adesso verrà impiegata in funzione di una economia dei trasporti che punta al futuro. Ovviamente, accanto alle dichiarazioni di lode e di ottimismo anche questa mattina non sono mancate per preoccupazioni per l’immediato avvenire. Quando si dà vita, o si potenzia trasformandolo, uno scalo strategico, l’aspetto più delicato riguarda lo smistamento – in partenza o in arrivo – delle merci. E qui, in questo passaggio storico, sta il punto dolente della Liguria. Alle spalle di Vado, non mancano sofferenze e preoccupazioni per l’avvenire della A6 che ha visto, alle spalle di Savona, un crollo inattesa d’un ponte meno d’un mese fa. L’autostrada da e per Genova presenta non pochi acciacchi ed è continuamente monitorata. Ci sono preoccupazioni per la A26 che raggiunge Piemonte e Lombardia partendo da Voltri e passando per Ovada. Regge, con il fiato grosso, la storica Camionale. Si attende il completamento infinito del raddoppio ferroviario  Genova – Ventimiglia in corso dal 1946. Si attende il completamento del Terzo Valico dell’Alta Capacità previsto per la prima metà degli anni Venti. Genova poi insiste per la realizzazione della Gronda, che sinora ha conosciuto infiniti rinvii. Non si tratta di battute ripetitive: ma di realtà incombenti, ovviamente tutte collegate con la rimessa in funzione del ponte ex Morandi  prevista per la prossima primavera.  L’inaugurazione di Vado è strettamente interconnessa con la moltiplicazione  dei sistemi di comunicazione  via terra e via ferroviaria soprattutto se si vuole, passando per la Lombardia e per il Piemonte raggiungere il centro dell’Europa, per non parlare del punto d’arrivo strategico della “Via della Seta” alla quale guardano gli operatori cinesi e dell’Oriente.  La scommessa che né passata anche per Vado questa mattina è molto alta e in qualche modo siamo alla vigilia  degli ultimi passaggi. Non si può perdere tempo, non si può giocare più con sistemi burocratici bizantini fatti di leggi e leggine che sono solo ostacoli. E qui occorre che la politica sia di supporto a quella parte del mondo imprenditoriale che punta sugli investimenti in un momento  di profonda trasformazione (con continue accelerazioni di mercato mondiale). Anche in questo contesto la situazione non è delle più semplici, perché all’interno dell’attuale governo (ma anche in quello precedente) il M5s non sempre è stato favorevole allo sviluppo delle grandi opere e la mediazione tra le componenti che costituiscono la maggioranza non è delle più agevoli, con non poco imbarazzi da parte del Pd che,  sulla stessa linea del mondo imprenditoriale e dei sindacati, punterebbe più che volentieri su una politica di sviluppo. In Italia le cose non mai troppo semplici, anche nei contesti in cui si pensa di marciare tutti d’accordo.