In attesa del prossimo voto sulla Tav in Parlamento

di Paolo Lingua

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Il Punto di Paolo Lingua

In attesa del prossimo voto sulla Tav in Parlamento
Entro due giorni si voterà, ma senza fiducia sul governo, in Parlamento sul caso della Tav.  Sarà, se si è capito, una sorta di voto “libero” su una pratica che, da fatto, è già stata decisa a livello dell’esecutivo. Infatti il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha già annunciato il “sì” del Governo alla Tav. I motivi? Il “via” al proseguimento dei lavori deriva dall’impegno finanziario dell’Europa e dal fatto che le penali del “no” (eventuale)  sarebbero pesantissime per l’Italia. I ritardi sono stati fin troppo eccessivi. Il voto che si svolgerà tra due giorni in Parlamento appare dunque di fatto inutile e servirà solo a far incrementare i rancori tra la Lega (favorevole al progetto) e il M5s da sempre contrario.  Infatti si annunciano diverse istanze: da quella del M5s nettamente contraria alla realizzazione della Tav a quella della Lega che è da sempre favorevole. Non solo: ma alla Tav è favorevole di fatto tutto il Parlamento, comprese FI, Fratelli d’Italia e Pd. Qualche no, ma i numeri sono irrisori, potrebbero arrivare dall’estrema sinistra e dai Verdi. Avremo quindi, sia pure senza dover porre la fiducia, una spaccatura tra le posizioni di chi sostiene il Governo. Abbiamo capito che, ancora una volta, si accentuano i contrasti all’interno dell’alleanza “giallo-verde”, senza arrivare alla crisi. E’ necessaria una considerazione di massima, che va al di là della situazione specifica di questi giorni  nessun partito e nessuna coalizione ha mai amato le crisi estive di governo e le campagne elettorali da effettuare tra agosto e settembre. Il rifiuto della caduta dell’esecutivo non è soltanto della Lega e di Salvini, ma riguarda anche l’area di Forza Italia divisa tra il movimento di Berlusconi e quello nuovo di Toti e il Pd, che vive continui sommovimenti dei colonnelli della vecchia gestione, in particolare dalla agitata area di Matteo Renzi e dalle istanze che vorrebbero un’area blindata con le forze esterne della sinistra più radicale. La crisi, in tempi immediati, non la vuole nessuno, ma potrebbe stimolare non poche aree politiche dopo la legge finanziaria che potrebbe essere caratterizzata, come si è già detto, da pochi provvedimenti tecnici per non arrivare a uno scontro con l’Europa, vista la fragilità dei conti pubblici italiani. Più complesso sembra ora il rapporto all’interno del M5s dove le divisioni si accentuano e dove si sta modificando il giudizio sul premier Conte che cerca di tenere in piedi i rapporti con l’Ue e di controllare i conti pubblici. Conte era stato indicato dai “grillini” ma negli ultimi mesi il rapporto con Di Maio, ma soprattutto con Fico e Di Battista si è deteriorato. Il quadro generale della politica italiana è quindi in uno stato di estrema confusione. I punti interrogativi si accentuano sempre di più sulle ipotesi di crisi che sarebbe preferita da tutti i partiti per la prossima primavera anche se gli accordi e le possibili alleanze e coalizioni sembrano ancora elementi vaganti nell’aria perché ormai manca  nei partiti la logica storica  e tradizionale e quindi tutti cercano di capire come si sposterà una volubile e fragile opinione pubblica. Inoltre, sempre per restare in argomento, tutti i dubbi si accentuano anche sulle opzioni delle elezioni amministrative locali e soprattutto regionali. Per quel che riguarda la Liguria in questi giorni, forse con un po’ di confusione mediatica, sono emerse le più assurde ipotesi e persino bizzarre candidature (in tutti gli schieramenti). In realtà, se non gli sarà offerto un ministero di qualche prestigio, Giovanni Toti punterà al bis della presidenza della Regione, una opzione che lo vede nettamente favorito anche perché, nel gioco delle spaccature di Forza Italia, è difficile che i gruppi che resteranno nell’alveo di Berlusconi (da Scajola a Cassinelli a Bagnasco), si schierino contro l’attuale governatore e che emergano altri candidati. La grande incertezza che nessuno per adesso può o sa sciogliere riguarda la crisi di Governo. Ma occorrerebbe una sfera di cristallo.